Regia di Branko Schmidt vedi scheda film
Intraprendente e spregiudicato medico di una clinica ginecologica, il dottor Danko Babi? persegue il fine del denaro e del potere al di là di qualunque limite deontologico e basilare rispetto per la vita umana. Al centro di torbidi traffici illeciti, tra polizia corrotta e racket della prostituzione, la sua carriera si avvita in un circolo vizioso di ambizioni e ricatti, connivenze e amoralità, prevaricazioni e subornazioni che lo porteranno ad oltrepassare la pericolosa soglia di un'abiezione professionale da cui non potrà più tornare indietro.
Dalle macerie fisiche e morali in cui precipita la società balcanica dopo gli anni della guerra intestina che ha disintegrato l'ex impero di Tito, sembra sbucare questo cinema d'oltreadriatico distante anni luce dalle rassicurazioni del politicamente corretto e del buonismo televisivo in cui annaspano le produzioni nostrane (anche le più quotate e ambiziose), dimostrando come la settima arte possa rappresentare la cartina di tornasole delle istanze profonde della società che lo ha prodotto e veicolando nel contempo un messaggio tutt'altro che consolatorio sul proprio presente e sul proprio futuro. Dominato dall'insistito squallore di un realismo gelido e impietoso e giocato sulla mobilità di una camera a mano da docu-fiction esemplare e dimostrativa (Polisse - 2011 - Maïwenn), il film di Branko Schmidt ci precipita nella realtà di una clinica degli orrori dove l'ingordigia e la sete di potere (professionale,sessuale,psicologico) si sostituisconbo completamente non tanto agli ideali principi di un 'Giuramento di Ippocrate' oramai fuori tempo massimo quanto al più basilare rispetto per la vita e la dignità umane, riducendo la pratica clinica a mero strumento per il soddisfacimento degli istinti più brutali o quale circoscritto ambito anatomico di una sfrenata ambizione professionale.
Film cupo ed al tempo stesso attraversato da un irridente sarcasmo, quello di Schmidt è una sconsolata apologia sul potere che si esercita sul (ed attraverso il) corpo della donna, ridotto ad oggetto di piacere e strumento di un potere maschile che agisce trasversalmente, dalla criminalità dello sfruttamento sulla strada al controllo degli apparati di polizia fino all'anestesia di una lettino ginecologico, in una escalation di errori ed orrori medici che iniziano con il tollerare la mediocrità e la negligenza e finiscono per premiare l'avidità ed il cinismo. Senza scadere nelle facili trappole del grottesco o del surreale, questo piccolo film croato ci mostra un microcosmo di sotterfugi ed illegalità che sembrano insinuare la normalità della prassi quotidiana, minarne irrimediabilmente le fondamenta, presentandoci una galleria di personaggi tutti a loro modo colpevoli e conniventi non solo tra gli uomini (dall'infermiera che ambisce a far carriera alla dottoressa riluttante che finisce per cedere alle avances) e dipingendo un particolare esemplare antropologico che pratica con sconcertante disilvoltura tanto il veganismo alimentare che la macelleria chirurgica, capace di utilizzare le sue sopravvalutate abilità tecniche per tramare e screditare, ingannare e corrompere, circuire e compiacere, lungo un iter professionale in cui una beffarda staffetta generazionale finisce inevitabilemnete per decretarne l'indiscutibile leadership. Più che di buone intenzioni la strada dell'infermo secondo Schmidt sembra lastricata dei piccoli compromessi che la società non solo tollera, ma considera inevitabili oltrepassando un punto di non ritorno in cui la classe dirigente sembra essere rappresentata dagli individui più infimi e spregevoli che il verticismo di una ideale piramide capovolta mette alla sua sommità.
Particolarmente convicente l'interpretazione di Rene Bitorajac premiato (insieme,tra gli altri, all'autore ed al direttore della fotografia) al Festival di Pula 2012. Selezionato come miglior film straniero per la Croazia agli Oscar 2012.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta