Regia di Roland Emmerich vedi scheda film
Non è certo un mistero che Hollywood sia a corto di idee, così che capita sempre più spesso che titoli con soggetti similari si sovrappongano nell’arco di un tempo limitato.
In questo caso la Casa Bianca sotto attacco fa il paio con “Attacco al potere”; la rappresentazione di Roland Emmerich è più teutonica, ma i risultati non sono molto distanti.
L’agente John Cale (Channing Tatum) avrebbe voluto lavorare alla Casa Bianca ma è stato rifiutato, ma mentre porta sua figlia a visitarla, un gruppo di terroristi la attacca.
Mentre fuori non si sa che pesci pigliare, John dovrà salvare sua figlia ed il Presidente (Jamie Foxx).
Roland Emmerich ha “catastrofizzato” tutto nella sua carriera (anche Shakespeare quando si è spostato oltre), la Casa Bianca un po’ lo limita, ma proprio per questo cerca di sfruttare maggiormente gli esterni di quanto non parrebbe logico, insomma lui ha bisogno di spazio per scatenarsi.
Ad ogni modo, e con ogni mezzo, da luogo ad uno show di ordinaria amministrazione, con toni perbenistici, ma il senso della “devastazione” è espresso senza risparmiarsi nulla.
Se ogni forma di fantasia è praticamente assente, l’azione è ben sviluppata, con quoziente intellettivo nei pressi dello zero assoluto, ma si parla pur sempre di un prodotto, non di un’opera, che verte su coordinate di un certo tipo e per quanto mi riguarda merita di essere considerato (anche) per ciò che vuole manifestare ed in fondo questo “White House down” ci riesce con una certa dose di onestà.
In più anche la confezione d’insieme non è affatto malvagia, chiaro è che comunque si naviga a vista, sono più le esplosioni e le sparatorie a farla da padroni per un action che ha il sapore di “vecchio stampo” (queso richiamo è probabilmente la sua principale “virtù”).
Buono il cast, Jason Clarke è sottosfruttato ma è pur sempre al di sopra della media dei classici cattivi, Richard Jenkins e James Woods non sono di certo spremuti ma offrono uno scarto di credibilità più ristretto di altri casi, Channing Tatum viaggia sui suoi standard, mentre Jamie Foxx rifiuta una volta di più l’impegno (poi Spike Lee si lamenta dei mancati premi agli attori neri, ma se quelli con potenziali si dedicano ad altro come si fa?).
Chiaramente è un film destinato ad un pubblico di un certo stampo, ma se si è fedeli al genere (action vecchio stile) si ha buone possibilità di uscirne soddisfatti.
Film come tanti, con tanta azione e zero cervello, mi sembra che i confini di (possibile) gradimento siano chiari.
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