Regia di Roland Emmerich vedi scheda film
Un tempo li chiamavano film di propaganda e si distinguevano per il fatto di sponsorizzare l'operato di istituzioni pubbliche e politiche con storie e personaggi generalmente legate all'idea di una violenza morale e necessaria. Un esempio di questo genere potrebbe essere questo "Sotto assedio- White House Down" del tedesco Roland Emmerich noto ai più per essere stato il regista di blockbuster come "Indipendence Day", "10.000 A.C.", "2012" Il film prende le parti di un agente di polizia di Washington, John Cale (un imbolsito Channing Tatum), della sua figlioletta e dei loro rispettivi sogni. Lui vorrebbe entrare a far parte dei servizi segreti destinati alla protezione del presidente degli Stati Uniti, lei invece da fan sfegatata del presidente americano, John Sawyer, vorrebbe visitare i luoghi da cui governa il mondo. Emmerich li accontenta con una visita guidata nelle residenza presidenziale che si trasforma ben presto in tragedia a causa di un complotto che mette a ferro ed a fuoco l'edificio nel tentativo di catturare il suo famoso inquilino. A Cale ed al Presidente non resterà che unirsi in un'alleanza santificata dall'obiettivo di salvare le sorti dell'America prima ancora che se stessi. Intanto intorno alla Casa Bianca si scatena un vero e proprio assedio nel quale buoni e cattivi rischiano di perire senza distinzione di sorta.
Emmerich gioca con temi e possibilità finanziare che conosce molto bene se è vero che l'istutuzione presidenziale ed i valori dell'America (Dio, patria e famiglia) tornano continuamente nelle produzioni miliardarie di cui si trova a capo. A differenza di altre volte però la scommessa si fà più dura perchè la fuori c'è da convincere un popolo di delusi travolti dalla crisi e traditi dal loro salvatore. Sarà forse questo il motivo per cui "Sotto assedio" spinge l' accelleratore dell'empatia e del riscatto aprendo il film sul volto della bambina che invece di impazzire per gli idoli dei teen ager si sveglia trepidante ad ascoltare le news presidenziali. Un incipit bissato dall'effetto simpatia che scaturisce dalla richiesta di Sawyer di far compiere un volo radente all'elicottero che lo sta riportando a casa. Insomma il Presidente americano nonostante i problemi e le responsabilità rimane uno di noi, ed Emmerich c'è lo dimostra nel corso dell'azione non solo con lo spirito di sacrificio che ad un certo punto lo porterà a rischiare la vita per salvare quella della ragazzina, ma anche per il mea culpa sui propri errori recitato allo scopo di rilanciare la vulgata di un ottimismo da new frontiers kennedyana.
Detto di una storia che contiene tutti i clichè del genere, dal poliziotto bravo ma incompreso agli affetti familiari sacrificati alle responsabilità lavorative, per non parlare delle varie concatenazioni che porteranno al trionfo dei buoni ed il castigo dei cattivi "Sotto Assedio - White House Down" si costruisce la sua eccezionalità con una serie di scene "memorabili" in cui i due protagonisti facendosi beffa del pericolo danno vita ad un rally sui prati della Casa Bianca inseguiti da nemici armati fino ai denti, il presidente imita Ethan Hunt e spara con il bazooka da un auto in corsa, e con carri armati, aerei e missili speciali pronti a radere al suolo il tempio della politica statunitense. La sensazione di deja vu regna sovrana, e neanche l'ironia del presidente ("Togli le mani dalle mie Jordan" dice al cattivo di turno dopo aver indossato le mitiche scarpe da basket) i riferimenti alla cronaca drogata dai media cosi come alle disfunzioni di una politica strutturalmente corrotta ("Non cominci da politico ma poi lo diventi" confessa Sawyer a Cale) riescono a riscattare un film che suona troppo falso per far scattar adesione e verosimiglianza. Ed anche la confezione, solitamente il pezzo forte delle produzioni del regista tedesco in questa uscita si dimostra insufficiente quando accanto al dispiegamento di soldi ed effetti speciali fa seguire alcune sequenze inaccettabili a questi livelli, con personaggi che dialogano sullo sfondo di esterni palesemente finti. Hai voglia allora di abbinare lo spirito irriducibile del presidente a quello ribelle e musicale dei Rolling Stones presenti nel finale per commentare con "Street Fighting Man" il commiato degli eroi perchè il pubblico ha smesso da un pezzo di credere alle promesse dei politici: che si chiamano John Sawyer o Barak Obama di cui il prima è la versione cinematografica poco cambia, ma almeno al cinema si può uscire dalla sala mettendo fine ad ogni forma di oppressione e di malgoverno.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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