Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film
Dagli anni Settanta a, più o meno, oggi, l'Italia vissuta da un "uomo medio": l'arrivo della droga su larga scala, le BR, l'ascesa craxiana, Tangentopoli, Forza Italia, l'atmosfera disincantata e cafona di oggi. Dal percorso di vita di Ernesto Fioretti, un autista che ha appassionato Giovanni Veronesi raccontandogli quello che gli è successo, un film che è appunto una scorribanda, al piccolo trotto, lungo gli avvenimenti più importanti che hanno contraddistinto il nostro Paese, e hanno in qualche modo condizionato la vita dell'uomo comune. Diciamo che lo spunto è più bello del film che ne è venuto fuori, che per quanto volenteroso, nel voler riallacciarsi alla commedia italiana più classica, quella di Monicelli, Risi, Scola, vuole, adottando una chiave leggera, narrare anche momenti meno felici, con una prospettiva ad altezza di persone qualsiasi: purtroppo, per troppa carne al fuoco, il passo alla superficialità è breve, e comunque la pellicola si mantiene su un registro più che dignitoso. Funziona bene il cast, con Ricky Memphis quasi più in palla dell'istrionico e duttilissimo Elio Germano, e ancor più l'artista folle, sregolato e amabilmente cialtrone interpretato da Alessandro Haber, che dona risvolti di spessore al personaggio: meno bene il trucco, che segna malamente il tempo che passa sui volti degli interpreti. Rimane un dubbio: non è chiarissimo se la raccomandazione e la "spintarella", qui assolutamente cruciali per tirare a campare, siano viste come metabolizzate dalla mentalità italica come necessarie, e pazienza, o c'è del sarcasmo nel proporre il tema. Nel caso, non è sempre palpabile.
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