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L'ultima ruota del carro

Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film

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La recensione su L'ultima ruota del carro

di barabbovich
8 stelle

All'ideale galleria di Vite di uomini non illustri, fulminante raccolta di biografie inventate, scritta da Giuseppe Pontiggia, e dalla quale Monicelli nel 1995 trasse Facciamo paradiso, si potrebbe aggiungere quella di Ernesto Marchetti. Con una differenza, però: che Ernesto Marchetti, pur facendo Fioretti di cognome, esiste davvero ed è stato per anni il tuttofare e l'autista di Carlo Verdone (lo si può vedere in Carlo!, il documentario dedicato al regista romano).
L'ultima ruota del carro è la storia di un italiano qualsiasi, nella migliore tradizione degna di Sordi, che attraversa quarant'anni di vita del Belpaese con indefessa dignità e grande onestà. Dotato di scarsissimo talento per la scuola e il pallone, figlio di un tappezziere romano (impersonato da un Massimo Wertmuller che ci regala un cammeo di sorprendente bravura), Ernesto comincia a lavorare nella ditta paterna, per poi passare a fare il cuoco, il trasportatore e qualche lavoro dietro al quale c'è costantemente lo zampino di Giacinto (Memphis), l'amico di sempre, l'impiccione che nel calcio non passa mai la palla, traffica col PSI craxiano e si entusiasma per Berlusconi. Ma la loro amicizia, come quella con il pittore Schifano (il cui nome non viene mai esplicitato nel film e che è interpretato con impressionante somiglianza da Alessandro Haber) o l'amore per la moglie Angela (Mastronardi) durerà una vita intera.
Infaticabile frequentatore del cinema popolare con qualche velleità di analisi sociale (Genitori e figli, Italians), Veronesi firma il suo film più riuscito, nel quale la vicenda personale di un uomo si incrocia con quella collettiva di un Paese (l'omicidio di Moro, la nazionale che vince i mondiali dell'82, la contestazione del Raphael, l'ascesa in politica dell'uomo di Arcore) con parecchi stereotipi ma anche battute intelligenti che colgono nel segno. Gran parte del merito va all'interpretazione da standing ovation di Elio Germano, che aggiunge l'ennesima prova da mattatore a un curriculum di tutto rispetto (La nostra vita, Il mattino ha l'oro in bocca, Il passato è una terra straniera, Mio fratello è figlio unico).

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