Regia di Alessandro Blasetti vedi scheda film
Ecco un esempio di commedia all’italiana, originariamente leggera e di buoni sentimenti, probabilmente trascurata dalla critica dell’epoca e che, a 60 anni di distanza, si è trasformata in uno straordinario documentario su Roma nel 1950. La recente fine della guerra si avverte ancora, in concomitanza con i primi segni di una nascente ripresa economica. Ci si aggira in una città non ancora soffocata dal traffico stradale, con i primi caseggiati popolari “moderni” in pieno centro. Sociologicamente, le classi sociali sono nitide, tagliate con l’accetta: si possiede un’automobile o una bicicletta, ci si urta negli autobus o ci si permette di viaggiare in taxi, ci si veste da buoni borghesi o da lavoratori. Tutti, però, parlano con il medesimo accento romanesco quasi forbito, dove l’insulto più volgare o più spinto è “Imbecille!”. In questo contesto, Aldo Fabrizi domina l’intero film con la sua insuperabile naturalezza recitativa, attorniato da ottimi secondi ruoli, personaggi sapidi e spontanei che i miei coetanei hanno fiancheggiato durante la loro infanzia. Ciliegina sulla torta, una voce fuori campo accompagna elegantemente la narrazione. Appartiene ad un giovane esordiente di quegli anni, un doppiatore con aspirazioni alla comicità... Ah, sì! Un certo Alberto Sordi.
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