Regia di Alessandro Blasetti vedi scheda film
Io lo definirei un piccolo capolavoro perché non ha la supponenza di esserlo, ma è riuscitissimo. Il ritmo è vertiginoso, degno delle screwball comedies americane, ed è condito da un vero profluvio di piccole idee e trovare. Aldo Fabrizi è stato poche volte così bravo, così esagitato, così trafelato. Non molti si accorgono, poi, che nei flashback di lui che corteggia la moglie da giovane imita Charlie Chaplin. Il film è una riflessione sull'egoismo e sulla volontà di prevaricare sugli altri e piegarli ai nostri scopi, anche quando abbiamo torto. Il protagonista, a causa di questa sua tendenza, complica una situazione già difficile di per sé e fa molta più fatica per cavarsela. Solo quando imparerà a rispettare gli altri, ad aiutarli dove può, e trova il coraggio di definirsi quello che veramente è (memorabile la scena di quando lo riferisce agli ospiti in casa), allora la situazione si sblocca come per incanto. Un atto di umiltà e di verità lo porta dal massimo della rovina alla vittoria. Il suo personaggio incarna poi tutte le molte ipocrisie, i sotterfugi, le meschinità, le furberie dell'uomo medio, unite alla solita vanteria del “adesso vi faccio vedere chi sono io”. Blasetti dirige con velocità e precisione, e ci offre il ritratto di un'Italia che non c'è più, quando tutti stavano più
assieme, quando ci si aiutava tra vicini, e quando la prima comunione era un evento di palazzo e sociale. La voce narrante è di Alberto Sordi. Molto indovinata l'idea degli intervalli con le scene immaginate dal protagonista, e.... molto carina la servetta di casa.
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