Regia di Anton Corbijn vedi scheda film
Che tra servizi segreti corra di rado buon sangue, tra gelosie professionali, ambizioni di dimostrare di essere i migliori sul territorio e giochi sporchi tra Stati, è risaputo. In questa spy-story dal passo contrastato degli accadimenti reali e poco romanzati, appunto, un agente dei servizi anti-terrorismo tedeschi elabora una strategia molto arzigogolata, per mettere nel sacco una personalità in odore di finanziamenti a trame eversive legate ai fanatici islamici, e le pedine sono un immigrato clandestino ceceno, una giovane avvocatessa tendente all'idealismo, un banchiere dal passato nebuloso, ed un tramite è un'ambigua dirigente della CIA sul posto. Dato che il film è desunto dal romanzo "Yssa il buono" di John Le Carrè, è sacrosanto aspettarsi che non tutto andrà come progettato dal protagonista, e quel che di umanamente etico, è rimasto nella spia, andrà deluso dall'andamento delle cose, e dalla logica di chi controlla il Potere. Dopo il fallimento di "The american", Anton Corbijn gira un altro thriller legato al mondo parallelo di agenti segreti e piani nascosti, in una Amburgo poco frequentata dal cinema: "A most wanted man" è un giallo a tinte drammatiche ben costruito, con una sceneggiatura che, in vari passaggi, va seguita con attenzione, per non perdersi del tutto nella successione di propositi ed eventi della pellicola. La penultima interpretazione di Philip Seymour Hoffman dona verità ad un personaggio mai del tutto chiaro, ma che in fondo vorrebbe, sebbene a modo suo, fare meno danni possibile e si rivela meno cinico dei giochi cui partecipa: non è un capolavoro, ma un thriller solido, degno del complicato disegno politico-geografico di questi anni.
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