Regia di Anton Corbijn vedi scheda film
Forse l’ultimo grande Philip Seymour Hoffman è l’indipendente GOD’S POCKET, in senso cronologico ed esistenziale LA SPIA – A MOST WANTED MAN di Anton Corbijn. Una spy-story, tratta da John Le Carré, per certi versi coincidente con i recenti fatti parigini. Ivan/Yssa Karpov è il figlio di uno stupro compiuto da un padre ufficiale russo in Cecenia. Giunto clandestinamente ad Amburgo è ricercato da una squadra speciale dedita alla sicurezza internazionale diretta da Gunther e, a sua volta, anche dal servizio segreto tedesco e dalla CIA. Il vero obiettivo delle tre organizzazioni è catturare Abdullah, uomo dalla condotta irreprensibile a capo di un’attività benefica, sospettato però di distrarre fondi per Al Qaeda. Karpov vorrebbe accedere al conto depositato in passato dal discusso padre presso la banca di Brue, per lavarne i peccati. Annabel Richter, un giovane avvocato vicina ai clandestini in cerca di asilo e diritti, viene agganciata per arrivare a Yssa e…
Gunther fa il lavoro sporco e gli altri raccolgono i frutti e i meriti. LA SPIA ricorda il gioco della dama e degli scacchi, per gli spostamenti di pedine umane, per un alfiere che muove i pezzi ed è convinto di fare scacco matto ma non ha fatto i conti con il re o con una torre. Film dall’andamento blando, con un basso profilo che si impenna nel finale, in cui il compianto Seymour Hoffman ha una reazione nervosa giustificata perché l’arroganza dei potenti (la CIA, i servizi segreti in questa circostanza) è inesauribile e la brama di successo sovrasta ogni cosa. La metafora sulla pesca, usata da Gunther nella riunione con i vertici delle organizzazioni, calza a pennello sulla vicenda diretta senza grandi sussulti da Corbijn. Dignitosa, convenzionale e tenuta in piedi dalla stazza e dalla bellissima voce del protagonista, il quale impersona un uomo coerente e professionale, amante di piaceri/vizi (la linea è sottile) ormai demonizzati dalla salute e dalla morale pubblica: caffè corretto, whisky, sigarette con posaceneri strapieni di cicche. Si definisce un cavernicolo che lascia agli altri le camere con vista, un frequentatore di pub e bar squallidi per mestiere e per passione, solitario e cordiale, poi se si vuole sovrapporre il malessere personale dell’attore con il personaggio…roba da gossip. Attorno all’ultimo prezioso Philip girano bei volti e scarsi caratteri come l’Erna di Nina Hoss, la determinata Annabel di Rachel McAdams, lo spento banchiere Tommy Brue di Willem Dafoe e la tenace Sullivan di Robin Wright.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta