Regia di Jan Ole Gerster vedi scheda film
Berlino vista e vissuta attraverso una giornata del giovane Nico. E’ una giornata in cui va un po’ tutto storto e che inizia con una rottura con la sua ragazza. Nico esce di casa alla ricerca di un caffè, non di un bar ma proprio di una tazzina di caffè, e fino alla fine del film che dura lo spazio di un giorno non riuscirà a trovarlo. Nico è un giovane che dovrebbe studiare legge ma ha piantato gli studi senza dirlo al padre, che continua a passargli mille euro al mese, e non riesce a dare un orientamento alla sua vita che passa, come la giornata del film, in modo fortuito cosi come viene. Come un un lasciarsi trasportare dalle cose che possono succedere nella giornata. Divertente e impensabile per noi italiani è il colloquio con il funzionario della motorizzazione che lo esamina per decidere se sospenderli la patente perché in passato trovato positivo al controllo alcolemico. La giornata passa tra vari incontri casuali. Una vecchia compagna di scuola, all’epoca chiamata Cicciobomba per la sua mole, ma ora una ragazza attraente e ancora innamorata di lui. E’ un’attrice di un teatro d’avanguardia e incomprensibile. La storia muore sul nascere quando Nico si sottrae ad all'aggressione sessuale della ragazza. Nico rimane senza soldi e la sua carta di credito non funziona più. Vede il padre e scopre che questi ha è a conoscenza che Nico ha lasciato gli studi da due anni senza dire nulla. Il padre gli chiede “ma che fai da due anni?” e Nico “ Penso, medito sul mio fituro” Ovviamente il padre gli aveva sospeso la carta e l’assegno mensile. La giornata procede di male in peggio, sempre alla ricerca di un caffè; fino a notte fonda.
Non c’è molto da raccontare perché il film non ha una storia, è un film con pochi dialoghi essenziali e molto movimento, pieno di situazioni e incontri nel corso della lunga giornata. Il film ti porta subito in questo meccanismo di non cercare più una storia ma di prenderlo come viene, accompagnati da una splendida colonna sonora e da un bianco e nero che non vedevo dai tempi di The artist.
Molto bravo è il protagonista a rendere questo spaesamento di una condizione giovanile ormai così diffusa, forse non in Germania ma certamente in Italia, che non offre certezze e riferimenti. Infine in una scena del film, ormai notte, Nico entra nell’ennesimo bar per il caffè che cerca dal mattino. Ovviamente non c’è e mentre è al banco bevendo una birra arriva un signore molto anziano, grasso e sfatto, che incomincia a imporgli la sua compagnia e discorsi della sua infanzia. L’attore non l’avevo riconosciuto ma nei titoli di coda c’era il nome di Lou Castel, interprete di questo cammeo, Impossibile riconoscere in lui el Nigno di Quien Sabe.
E come ultima considerazione insieme a Nico l’altro personaggio del film è Berlino, ripresa di giorno, di notte, in un girovagare in tanti angoli anonimi della città ma, a modo loro, vissuti ed intriganti.
Un buon film.
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