Regia di André Erkau vedi scheda film
La vita non è fatta per i codardi.
Già…
E di forza e coraggio bisogna averne tanto per affrontare una delle prove più difficili che l’uomo si trova a dover affrontare nella sua esistenza. E non ho trovato veri codardi in questo film, solo persone che lottano a modo loro per andare avanti, nonostante la vita li metta a dura prova.
Come si reagisce alla morte? Ai lutti che improvvisi, colpiscono la nostra vita, di cui pure la morte fa parte?
Questo film, attraverso le diverse reazioni dei suoi protagonisti, cerca di dare delle risposte, e in qualche misura ci riesce, senza pretendere di dichiarare verità assolute, che non possono esistere, perché non c’è nulla di più personale del dolore.
In realtà, il regista André Dankt (scritto così nei titoli di coda, ma diverso nella scheda) racconta tutto in maniera intimista, con gran sensibilità, senza ridondanze, né virate nel melodramma patetico, ma assumendo a tratti toni leggeri, a volte un po’ grotteschi, ma divertenti, col velato intento di prendere in giro la morte per esorcizzarla, forse allontanarla almeno per poco, dai nostri pensieri, senza mai andare oltre, nel rispetto di un tema delicato.
Padre, figlia e nonna paterna, si trovano all’improvviso a dover affrontare un lutto famigliare, la tragica morte della madre di Kim, adolescente inquieta e problematica, che si veste e trucca di nero come una dark, ed esterna il suo malessere attraverso frasi che scrive sul muro della sua stanza, (il titolo del film è proprio una di queste scritte) e si getta in uno strano isolamento che la fa apparire svitata ai compagni di scuola, ma la avvicina ad un ragazzo ancor più problematico, che vive conflitti in famiglia e non stima particolarmente i genitori, perbenisti e benestanti.
Il padre Markus, tentando di non pensare a quello che è accaduto, si sforza di riprendere un’esistenza normale, tra lavoro e amicizie, ma non ci riesce del tutto.
Sua madre, la nonna di Kim, una donna forte e battagliera, malata di tumore, ha il coraggio di ironizzare e ridere dei suoi mali, ma l’anziana nasconde la verità per non turbare figlio e nipote, in piena fase d’elaborazione del lutto.
Sorretto da una valida sceneggiatura che non spezza troppo il ritmo, ma direi che equilibra tutto, la prima parte del film è quella più triste; lievemente cupa, colori autunnali della bella fotografia, tutto sembra fermo, statico, chiuso e senza scosse, le scene spesso sono girate in interni o di notte; Kim frequenta il cimitero, mentre suo padre incontra due barboni cui cede gli avanzi dei pranzi che cucina per altri.
I sentimenti di sofferenza restano nascosti dietro le apparenze del vivere quotidiano, ma tutti i personaggi sembrano rassegnati a sprofondare nella loro personale solitudine.
Paula, l’infermiera aspirante attrice che assiste la nonna malata di cancro, arriva a dare qualche scossone, con la sua energia, la sua voglia di vivere che induce la signora malata a reagire, a parlare con la sua malattia, quasi a sfidarla. Ed è proprio Paula, col suo modo di fare che fa sorridere e diverte, a dare il la, a tutta una serie di situazioni che porteranno i vari personaggi a ritrovarsi uniti e più forti di fronte all'ennesimo dolore.
La seconda parte è quella che colpisce di più, apre i cuori a sentimenti nuovi, decisamente più positivi, di serenità e accettazione di quello che la vita manda, e qui il registro del film cambia in modo evidente; le scene prevalentemente in esterni sono d’ampio respiro, liberatorie come la collana nella bottiglia che Kim abbandona sull'acqua, e catturano con la loro bellezza fatta di paesaggi davanti al mare, inquadrano la vastità crepuscolare delle campagne del nord, con le case tipo cottage, dove fuggono Kim e il suo fidanzato, alla ricerca di vecchi ricordi vissuti in quei luoghi con la madre, inseguiti da Markus, Paula e la nonna.
E anche in questa seconda parte si presentano situazioni tra l’assurdo e il comico che alleggeriscono l’atmosfera drammatica, come l’equivoco in cui Markus viene scambiato per un guardone, e salvato dall’intervento pieno d’ingegno di Paula.
In questo insieme generale che funziona gradevolmente, unica nota che ho trovato un po’ stonata è il commento musicale, non sempre adatto a sottolineare certe situazioni, come se la colonna sonora, composta da qualche pezzo rock piuttosto forte, a volte fosse troppo in contrasto e stridente con alcune scene, soprattutto sul finale.
A parte questo, un bel film che merita attenzione, da vedere.
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