Regia di André Erkau vedi scheda film
Fin dal titolo il tema è chiaro. La vita è fatta di difficoltà, profondi acuti di dolore necessari eppure passeggeri.
Le storie di Markus (recentemente diventato vedovo), di sua madre (che scopre di avere un tumore) e di Kim, ribelle figlia di Markus (che vive tra aneddoti strani, solitudine e un continuo senso di negazione della vita) hanno tutte una parola in comune: equilibrio.
Le loro esistenze ruotano attorno alla quotidiana problematicità di vivere con linearità. Ma gli alti e bassi dell’esistenza alla fine dei conti fanno somma zero. Tutto torna a funzionare con regolarità aldilà di quanto in basso si possa cadere. Non a caso il film di André Erkau spinge tantissimo per mostrare gli squilibri della vita. Morti, incomprensioni, malintesi, incidenti, dispiaceri fanno da corollario ad un equilibrio perfetto, quello che ottimisticamente la vita raggiunge sempre. Nonostante tutto.
Il percorso tecnicamente passa per una fotografia molto spinta (anch’essa talvolta fuori controllo), una regia accuratissima, una prova di recitazione corale molto soddisfacente. Il mix di realismo ed iperrealismo, di drammaticità e ironia occorrono a tracciare in maniera mai banale un percorso che a ben guardare è più complesso di quanto possa mostrarsi in superficie. Erkau fornisce il suo senso della vita, insomma.
È un senso di armonia quello che permane alla fine del film, in un happy end non così scontato, raggiunto senza la solita trafila di inammissibili insulsaggini figlie delle finzione. Perché la vita è realtà. Ed in essa tutto può succedere. È anche possibile, e soprattutto plausibile, che dopo incredibili scentrature ne venga fuori un cerchio perfetto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta