Regia di Antonio Morabito vedi scheda film
Dramma didascalico dal registro thriller e dalle atmosfere cupe che innesta la discesa agli inferi di un manovale dell'intrallazzo nell'impietoso spaccato di un sistema corruttivo in cui l'avidità e l'interesse personale rischiano di compromettere non solo la salute di pazienti incolpevoli ma anche la natura più intima delle relazioni umane.
Informatore farmaceutico giovane e spregiudicato, Bruno cerca di sopravvivere in un sistema dove corruzione e illegalità uniscono a doppio filo industria, professioni e mondo accademico in un inestricabile dedalo di interessi e connivenze. Messo sotto pressione dalla sua azienda ed assillato dal desiderio di maternità della consorte, si propone per un salto di livello che rischia di compromettere definitivamente la sua carriera.
La risposta italiana ad Insider - Dietro la verità, è un dramma didascalico dal registro thriller e dalle atmosfere cupe che innesta la discesa agli inferi di un manovale dell'intrallazzo farmaceutico nell'impietoso spaccato di un sistema corruttivo in cui l'avidità e l'interesse personale rischiano di compromettere non solo la salute di pazienti incolpevoli ma anche la natura più intima delle relazioni umane. Forte di una tradizione cinematografica che ha sempre guardato con sconsolato disincanto alle degenerazioni di un costume nazionale declinato secondo le peculiari dinamiche del settore di interesse (da Impiegati per l'ambiente dei travet a Ultimo minuto per quello del calcio secondo Pupi Avati; da Il Portaborse per la politica corsara ad Apnea per l'industria venefica sotto l'egida di Nanni Moretti), Morabito ricapitola tutti i guasti di un sistema economico che combina ricatto occupazionale e ingordigia professionale, trust industriali e baronati accademici, prestigio sociale e compromesso familiare, calcando però troppo la mano sul versante di una ricostruzione romanzesca di calcolato squallore umano (pure il medico con l'assillo onanistico) o di improbabili sussulti etici (il dottorino incorruttibile) e finendo per cacciarsi nel cul de sac di un film a tesi che è distante dalla realtà quanto può esserlo una visione del tutto opposta.
Se il meccanismo della trappola per topi in cui è ingabbiato il protagonista si avvale di una buona scrittura che non manca però di concessioni alla retorica (un Savonarola con la faccia di Travaglio e qualche sceletro nell'armadietto) e di qualche passaggio a vuoto (l'amico cavia aiutato per tardivi rimorsi di coscienza), la messa in scena si riscatta meglio nelle atmosfere livide di una capitale del malaffare inquadrata tra soggettive e camere a mano e nel crescendo di una tensione che si gioca sul doppio binario dell'escalation professionale e della tenzone familiare. Insomma il farmaco come metafora di un inquinamento della vita pubblica che finisce per avvelenare perfino i più intimi rapporti coniugali, regge bene nell'impronta personale di un regista che non sarà un maestro del brivido cispadano, ma che si tiene fortunatamente lontano dalla insostenibile leggerezza della fiction nostrana. Prefinale a sorpresa con depistaggio lessicale solo per chi non sa che la corruzione è un reato diverso da quello di estorsione. Ottime tutte le caratterizzazione; bravo Santamaria come commesso venditore che finisce per barattare l'anima con le sue ambizioni e bravissima Isabella Ferrari quale ex reginetta di bellezza che si è riciclata egregiamente come quadro intermedio con i tacchi a spillo e col coltello fra i denti.
Produzione Italo-Svizzera sostenuta da contributi e finanziamenti pubblici, è stato presentato al Festival internazionale del film di Roma 2013 e premiato in Italia e in... Albania.
"Due topi in una gabbia...dentro la gabbia c'è un pezzo di formaggio dove passa la corrente elettrica...non possono ne' mangiare, ne' non mangiare. La doppia impossibilità.
...Finisce che i topi impazziscono e cercano di mangiarsi l'uno con l'altro."
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta