Regia di Antonio Morabito vedi scheda film
"Il venditore di medicine" è un racconto morale dal tono insolitamente grave sulla corruzione e la disumanita' della lotta alla sopravvivenza tra i rappresentanti di farmaci, memore del cinema di impegno civile dei bei tempi che furono. La storia di Bruno, che per conservare il posto di fronte ai tagli minacciati ripetutamente dall'azienda, non esita a ricorrere alla corruzione dei medici e perfino al ricatto, è rappresentativa di una società allo sbando, dove si sono persi i punti di riferimento etici e il rispetto per l'altro che dovrebbe caratterizzare il lavoro degli operatori della Sanità. A mio parere il film di Antonio Morabito riflette accuratamente una realtà spietata e violenta, senza calcare troppo la mano, se non in qualche intreccio parallelo come quello delle pillole anticoncezionali somministrate di nascosto alla moglie, che vira verso il facile melodramma. Per il resto, sa dirigere molto bene gli attori, soprattutto un Claudio Santamaria che trasmette l'angoscia del personaggio con una mimica e un body language da Actor's studio, una Isabella Ferrari insolitamente credibile nella parte della capozona tirannica, perfino un breve ma centrato cameo di Marco Travaglio che non sfigura nella parte di un primario ospedaliero corrotto. La fotografia contribuisce ad un appropriato clima angoscioso con colori smorti e immagini cupe, la regia sta spesso incollata ai volti degli attori con frequenti primi piani. Esemplare la vicenda di un amico di Bruno che si è rovinato la salute facendo da cavia in alcuni esperimenti, verso cui il venditore di medicine prova un inatteso sentimento di empatia. Il finale, da non rivelare, chiude il film con la giusta dose di scetticismo. È un'opera seconda che lascia ben sperare, certo non è perfetta e non manca di sbavature, ma comunque un ritratto raggelante del carrierismo e del vuoto di valori contemporaneo.
Voto 6/10
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