Regia di Luigi Cinque vedi scheda film
Sulle tracce del leggendario Darcy do Jongo, l’esordio del compositore e strumentista Luigi Cinque si sposta dall’Italia al Brasile, dal road movie al mockumentary, in uno straniante flusso di coscienza musicale multietnica. Darcy è esistito davvero ed è scomparso nel 2001: figura amata e scomoda, invisa ai narcotrafficanti delle favelas, era maestro del jongo, genere brasiliano dalle radici africane che è all’origine anche del samba. Nel film, due donne giungono da Rio de Janeiro fino al Belpaese per convincere un ensemble di musicisti a recuperare Darcy da una sorta di dimensione parallela dove sarebbe finito anni prima durante un concerto. Inizia un viaggio transcontinentale costellato di jam session, di stralci documentaristici e monologhi interiori, popolato di volti noti della scena musicale nel ruolo (più o meno) di se stessi (tra gli altri, Peppe Servillo e Petra Magoni) e accompagnato dalla voce narrante di uno dei protagonisti, Pippo Delbono. Privo di baricentro, fluttuante fra slanci mistici e ritmi latini, fra dialoghi ingessati e parossismi, Transeuropæ Hotel a tratti affascina ma stenta a trovare la sua voce. Il coraggio di un’opera fuori da ogni schema è soffocato dal commento verboso del solipsistico personaggio di Delbono («essere o non essere? Essere è non essere, piuttosto»), frustrante controcanto di una sinfonia che, non priva di difetti, ha nella sua eterogenea natura un anomalo punto di forza.
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