Regia di Majid Barzegar vedi scheda film
Parviz vive con il padre da sempre, e in casa presta con cura ogni servizio.
Parviz ha cinquant'anni, e da trenta abita in un complesso residenziale nella periferia di Teheran dove a lui è delegata la gestione dei lavori di manutenzione ordinaria.
Parviz ha dei vicini che quotidianamente gli affidano un'automobile ed i figli da accompagnare a scuola, e una lavanderia sotto casa nella quale passa interi pomeriggi a farsi dire dal proprietario che è ora di crescere, di conoscere gente e di imparare un mestiere.
Perché, alla sua veneranda età, Parviz non ha ancora mai avuto una donna né un lavoro. E quando un giorno il padre (vedovo), nel presentargli colei che diverrà la sua nuova sposa, gli comunica che per lui è giunto il momento di andarsene e che ha già provveduto ad affittargli un appartamento, Parviz manifesta il proprio dissenso, ma invano.
Costretto a trasferirsi nel nuovo alloggio, non ha tuttavia alcuna intenzione di separarsi in maniera netta da quello che fino ad allora è stato il tutto suo mondo: quegli ex vicini che però dal momento del suo allontanamento iniziano, chi più e chi meno, a percepirlo come un estraneo, quindi ad escluderlo e a revocargli le commissioni che ormai svolgeva da lungo tempo. Privato della sua routine e dei suoi punti di riferimento, Parviz si sente solo, abbandonato, disprezzato, tradito e bisognoso di un nuovo equilibrio, di qualcosa che gli restituisca l'autostima perduta e un'immagine di sé che sia, ai propri occhi, forte e definita.
Castrato da un padre ordinario ma insensibile, rigido ed inabile a trasmettergli curiosità ed umanità, e vessato da cinquant'anni passati a ricevure ed eseguire ordini restando a digiuno di responsabilità, trova lavoro come guardiano notturno in un centro commerciale, mostrando nei rapporti con i colleghi una capacità innata - fino ad allora rimasta nascosta nella prevedibilità del menage familiare - di essere cattivo e scorretto: individuata la chiave per passare dalla parte del comando, di colui che - senza riguardo per nessuno - detta le regole e dispensa punizioni, entra in una spirale di comportamenti sociopatici, minando o distruggendo ogni possibile legame e costruendo, con la calma e la freddezza di chi non ha più nulla da chiedere alla vita, la propria personale vendetta verso quella stessa comunità che lo ha tagliato fuori da tutto.
Girato in digitale e senza finanziamenti governativi, Parviz è il secondo film del regista Majid Barzegar, un film sulla deriva di una società, quella iraniana, sempre più chiusa e autoritaria, ossessionata dal controllo e dal potere, capace di tirar fuori un mostro anche da un uomo apparentemente pacioso e abitudinario, da un comune buono a nulla.
Vincitore a San Sebastian 2012 della Menzione Speciale nella sezione New Directors, e passato a Roma in concorso all'Asiatica Film Mediale XIII, Parviz è un film minimalista e scarno a partire dalle tonalità tenui della fotografia di Amin Jafari, pressoché privo di musica ma caratterizzato dal buon lavoro sul suono di Mehran Malakouti, e letteralmente dominato dalla corporatura ampia e dal talento dell'attore e regista teatrale Levon Haftvan nel ruolo del protagonista (che la macchina da presa di Barzegar segue in ogni dove), un personaggio complesso e facile alla caricatura cui conferisce profondità e dignità attraverso una recitazione saggiamente tenuta sotto le righe.
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