Regia di Franco Brocani vedi scheda film
Dietro alle sbarre, riflessa in un vetro, una scimmia vaga e si agita. Ma chi è davvero in gabbia, lei o l'osservatore?
Da un'idea interessante e cervellotica (la gabbia come elemento di divisione fra due mondi, ciascuno dei quali ritiene l'altro quello 'in trappola') nascono i tredici minuti di questo cortometraggio in bianco e nero, perfettamente rappresentativo della produzione di Franco Brocani in questo periodo. Pittore e artista visivo principalmente, Brocani si dedicò assiduamente al cinema fra la metà degli anni Sessanta e il successivo decennio, licenziando numerosi brevi film a carattere sperimentale, di ardua comprensione, decisamente concettuali; Lo specchio a forma di gabbia riporta al tema ansiogeno-claustrofobico del labirinto de La maschera del minotauro, girato immediatamente dopo, nel quale oltrettutto tale maschera era quella di una scimmia. Qui la scimmia è l'unica presenza effettiva in scena, ma idealmente divide il ruolo da protagonista con lo spettatore. Musiche elettroniche cacofoniche di Pietro Grossi, il regista si firma come Francesco Brocani e chiude il lavoro con una didascalia adeguatamente angosciante, ma anche stimolante: "In natura ogni cosa è mostruosa con simmetria" (Edgar Allan Poe). 6,5/10.
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