Regia di Luigi Di Gianni vedi scheda film
Un uomo di mezza età si autoreclude nel suo elegante appartamento, solo con la spettrale presenza di una donna di servizio, e medita sul suo passato e sull'impossibilità di uscire allo scoperto.
La tana è indubbiamente il più ambizioso lavoro di Luigi Di Gianni fino a questo punto della sua carriera, cominciata circa un decennio prima e confinata fino a quel momento nel campo del documentario. Primo esperimento nel segno della fiction, prima opera incompresa: difficilmente sarebbe potuta andare diversamente per un autore cerebrale, profondo come Di Gianni, mai interessato al disvelamento del già noto, mai proiettato verso il puro e semplice decoro dell'evidenza. La tana è un mediometraggio - trentuno minuti di durata - esteticamente rifinito, ineccepibile dal punto di vista della forma grazie agli apporti di Claudio Racca per la fotografia (in bianco e nero) e Giuliana Bettoia per il montaggio, ma soprattutto di Vittorio Gelmetti che firma qui una colonna sonora di grande impatto, oltre che di notevole rilevanza nel complesso della pellicola, andando quasi sempre le musiche a sostituirsi ai dialoghi e ai rumori diegetici. Un'opera nella quale l'inquietudine dell'azione e più in generale della messa in scena va a fomentare quella dello spettatore alla ricerca di punti di riferimento e di indizi che aiutino a comprendere il disagio in crescendo del protagonista. Forse non un film del tutto riuscito, ma sicuramente coraggioso e atteso, in quanto primo sconfinamento, come già rilevato, di Di Gianni - anche sceneggiatore - nei territori dei lavori a soggetto. Gli interpreti sono Giulio Donnini e Margarita Lozano. 6/10.
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