Regia di Kleber Mendonça Filho vedi scheda film
Un'istantanea del Brasile di oggi... Il senso di accerchiamento enfatizza la riuscita idea claustrofobica che accomuna questa cellula borghese in continuo stato d'assedio. I muri che dividono i giardini/cortili delle abitazioni sono meno spessi dei muri psicologici degli abitanti, dove l'incomunicabilità e lo status sociale generano tensioni difficili da metabolizzare. Come è difficile da decodificare il racconto corale che all'improvviso si spoglia di caratteri, rivelandosi nel finale chiarificatore sorprendendo lo spettatore. E pensare che per più di un ora si rimane ipnotizzati dalla routine del quartiere fra dialoghi/silenzi e inquadrature simboliche che ricreano in modo coinvolgente la ragnatela delle relazioni tipiche di un gruppo umano ristretto. Poi il colpo di grazia... Il suono intorno è strutturato quindi come un filtro dove le diverse storie, presentate con dovizia e senso del climax, si confrontano/scontrano lasciando primeggiare una di esse mantenendo le altre sospese e simbolicamente irrisolte. L'audio in questo tessuto 'perverso' e tragicamente normale (la polizia privata per le strade, l'invidia malata fra parenti e inquilini, le frustrazioni represse) confonde spesso e inaspettatamente i piani: da sfondo diventa protagonista della narrazione creando un effetto trascinante per la presa emotiva e un abile diversivo per l'attenzione sui diversi fronti. Qualche lungaggine di troppo su alcuni personaggi la si poteva evitare, ma il film regge bene e coglie nel segno. Da vedere.
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