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Guida perversa all'ideologia

Regia di Sophie Fiennes vedi scheda film

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La recensione su Guida perversa all'ideologia

di yume
stelle

 

locandina

Guida perversa all'ideologia (2012): locandina

 

Era il 2012, sei anni dopo The pervert’s guide to cinema (un’ampia sezione di post sull’argomento fu dedicata, al tempo, sulle pagine della gloriosa e mai dimenticata Cinerepublic 

//www.filmtv.it/post/17445/the-pervert-s-guide-to-cinema-introduzione/#rfr:user-43940)

 

Slavoj Žižek tornava al cinema con Sophie Fiennes e presentava a Toronto (in Italia lo vedemmo al TFF di quell’anno) una nuova guida, questa volta più legata ai temi socio-antropo-filosofici del suo mondo di riferimento.

Si trattava di The pervert's guide to ideology, stesso format del primo film e stessa carica eversiva.

 

Ricordiamo cosa diceva allora Žižek:

“Il problema per noi non è: i nostri desideri sono soddisfatti o no? Il problema è: come facciamo a sapere ciò che desideriamo? Non c'è nulla di spontaneo, nulla di naturale nel desiderio umano. I nostri desideri sono artificiali. Abbiamo bisogno di farci insegnare come desiderare. Il cinema è la suprema arte pervertita: non ti dà ciò che  desideri, ti dice come devi desiderare”. (da The pervert’s guide to cinema)

 

Slavoj Zizek

Guida perversa all'ideologia (2012): Slavoj Zizek

 

Questa volta l’impegno è più gravoso, si tratta di “ideologia”, parola grossa, amata e odiata, abbracciata o rinnegata, ignorata mai, difficile farlo, l’ultimo secolo ce ne ha impregnati come spugne.

Il cinema ora fa da guida, sempre perversa ma a fin di bene, aiutando nella dimostrazione del seguente teorema:

 

"L'ideologia è un contenitore vuoto aperto a tutti i significati possibili"

 

Con un’analisi che parte da Giobbe e arriva a Walter Bejamin, passando, ovviamente, per l’amato Lacan, Žižek pone in apertura una serie di citazioni hitchcockiane a cui seguiranno, spalmate su tutto il film, innumerevoli altri riferimenti a film e registi celebri.

 

Punto di partenza è la psicanalisi, e applicando la metodica del training come approccio formativo per condurre a buon fine il suo teorema, Žižek dimostra come la propaganda, mezzo insostituibile di propagazione di un’ideologia, si mimetizzi abilmente in sembianze irriconoscibili e ingannevoli, al punto da farci ritenere reale ciò che reale non è, mentre, viceversa, capita che “la vita reale si rovesci in uno spettacolo teatrale”.

 

Quella di Fiennes nel mettere in scena Žižek e le sue magie verbali è una regia che potremmo definire riflessiva.

Rispettando, anzi potenziando la carica provocatoria dell’enunciato filosofico, Fiennes assicura, con montaggio abile e ottima miscela di immagini, piena coerenza fra l’assunto concettuale e la rielaborazione visiva.

 

Sophie Fiennes, Slavoj Zizek

Guida perversa all'ideologia (2012): Sophie Fiennes, Slavoj Zizek

I modelli scelti dal filosofo a suffragare la sua tesi sono tratti da pietre miliari del cinema.

Da Carpenter (Essi vivono) andiamo nel Korova Milk Bar di Arancia meccanica, passiamo quindi nel severo chiostro di Tutti insieme appassionatamente, e qua e là giriamo fra Full Metal Jacket,Taxi Driver, Il cavaliere oscuro, Jaws,Il trionfo della volontà e Titanic.

Naturalmente non mancano Sentieri selvaggi, M*A*S*H e Amori di una bionda, e, dopo un breve flash su Brazil, ci aspetta una lunga meditazione su L’ultima tentazione di Cristo.

 

I riferimenti alla cronaca di tutti i giorni e alla storia millenaria, da Cristo in poi, sono continui, seguiti da appassionanti argomentazioni da cui, spesso con Žižek in scena e il suo humor sulfureo e irresistibile, ci lasciamo sommergere affascinati.

Si tratta di riflessioni non facili, verità davanti agli occhi di tutti eppure ignorate, menzogne passate per verità e verità abilmente nascoste, come quella sulla Coca Cola, “che più si beve e più si ha sete di lei” .

Hegel, Marx, Lacan, psicanalisi, filosofia e politica, tutto entra in gioco per l’autore del corrosivo “Benvenuti nel deserto del reale” quando ci vuol dimostrare il grado di schiavizzazione a cui ci sottoponiamo inconsapevolmente.

Smascherare l'ideologia è lo scopo, ma raggiungerlo seguendo le vie canoniche è impossibile, millenni di storia l’hanno dimostrato.

E allora perché non tentare altre strade, si chiede Žižek, mostrando l’accademico consumato che scende dalla cattedra e sceglie la strada dell’intrattenimento più popolare che esista per comunicarci una verità molto dolorosa, quella che ci rivela il nostro bisogno di essere ingannati e quanto ci costi liberarci?

 

 

Slavoj Zizek

Guida perversa all'ideologia (2012): Slavoj Zizek

 

Merito di una regia raffinata e intelligente e di un protagonista vincente che riempie la scena con la carica istrionica del grande attore e il fascino delle sue argomentazioni, The Pervert’s Guide To Ideology è una grande cavalcata nella storia e nell’arte, nel pensiero dell’uomo e nelle sue profondità, dove si annidano l’errore, la miseria, l’inganno.

Documenti d’archivio dei grandi momenti della storia dell’ultimo secolo, dalle parate sotto la Porta di Brandeburgo a quelle sulla Piazza Rossa, dai carri armati di Tien An Men ai video di Al Jazeera, con il delirante Bin Laden che minaccia, isterico, il perfido Occidente, si alternano a fiction cinematografiche.

Stalin, Hitler e Lenin, Vietnam e Sarajevo, nulla del secolo che sia stato possibile documentare e riprendere manca all’appello.

 

Il punto è: viviamo la “realtà reale” come “entità virtuale”, dunque mostrare il potere del cinema di “alimentare i sogni e modellare i nostri desideri” consente di svelare quanto la realtà possa essere manipolata da abili strumenti di propaganda.

Žižek definisce a chiare lettere "falsificazione ideologica" il bisogno di “ritorno alla realtà” propagandato come antidoto alla virtualizzazione in atto del reale.

Il Reale che ritorna ha la forma di un' (altra) apparenza”, afferma il filosofo, e la vicenda del World Trade Center lo dimostra:

“Non è successo qualcosa di simile a New York l'11 settembre? I suoi abitanti sono entrati nel «deserto del reale» mentre a noi, corrotti da Hollywood, il panorama e le scene che abbiamo visto delle torri che crollavano non potevano che far venire in mente le scene mozzafiato delle grandi produzioni di film catastrofici”

 

Goebbels ben sapeva tutto questo, e l’hanno sempre saputo i grandi, spesso geniali, avventurieri della storia, a partire da Alessandro Magno e Ciro il Grande.

 

 

Dunque cosa ci resta?

Ben poco, magari un paio di occhiali per vedere meglio, meglio se magici, come quelli di John Nada, l’uomo “nessuno” del carpenteriano Essi vivono.

Potremmo allora fare belle scoperte leggendo su un cartellone pubblicitario “Obbedite” invece che “Se Colgate tu userai un sorriso bello avrai”.

 

Film durissimo e indimenticabile, l'ultima guida del filosofo di Lubjana mostra la capacità inossidabile dell'universo utilitarista del capitalismo di de-materializzare il reale sussurrando, suadente e minaccioso:

 

 “Nonostante abbiate votato una democrazia, noi facciamo di te quello che vogliamo”.

 

E allora Žižek decide di lasciarci un post it sulla porta d’ingresso, magari qualcuno lo leggerà e chissà…

 

 “Se vogliamo riprenderci  la nostra libertà, riscattiamo tutte le rivoluzioni fallite del passato. Le ombre di quegli uomini vagano senza pace, diamo loro una giusta sepoltura”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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