Regia di Sophie Fiennes vedi scheda film
Dopo The Pervert’s Guide to Cinema, il filosofo Slavoj Zizek volge lo sguardo oltre lo schermo, verso quel surplus di senso che sfugge al concetto di ideologia, costituendone al contempo il nucleo di interesse. Seguendo una sua prassi metodologica consolidata (partire dal semplice exemplum fornito dalla contemporaneità per arrivare a teorizzare sul grande fenomeno), Zizek adotta il cinema come punto di partenza per poi deviare bruscamente, attingendo alla settima arte in prelievi mirati a riaffermare l’idea alla base del discorso. Adottando gli occhiali carpenteriani di Essi vivono come accesso simbolico alla sua operazione di smascheramento dell’ideologia ufficiale, il teorico utilizza il drugo Alex di Arancia meccanica per affermare quanto il violento apra feritoie su un possibile spazio di bontà che alla lettura ideologica sfugge, oppure la prostituta Iris di Taxi Driver per comprendere quanto l’essenza della vittima risieda nel piacere derivante dall’essere tale. Quindi lo scarto coerente, con lo scacco alla lettura ideologica consumato confutando la comprensione di nazismo e comunismo basata sui principi inappuntabili della solidarietà sociale, oppure quella della guerra in Afghanistan fondata sull’idea dell’America come garante di democrazia. Tra letture affascinanti di Titanic, L’ultima tentazione di Cristo e M.A.S.H., Zizek anfitrioneggia in prima linea. Ma resta il dubbio che l’effimera immediatezza del linguaggio filmico non sia la forma ideale per operazioni come questa, bisognose dei giusti tempi di sedimentazione.
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