Regia di Brett Morgen vedi scheda film
Documentario di quasi due ore che ripercorre in maniera piuttosto rapida e scarna la rutilante storia della rock band più longeva del mondo, i Rolling Stones, che quest'anno hanno tagliato lo straordinario traguardo dei 50 anni di carriera.
Il regista Brett Morgen si sofferma soprattutto sui primi vent'anni del gruppo, avvalendosi di filmati di repertorio più o meno noti (interviste, esibizioni, backstages), e chiamando i protagonisti a commentare alcuni dei momenti in prima persona.
La prima parte risulta decisamente più interessante, cercando di analizzare, seppure in maniera un po' sbrigativa, l'esplodere del fenomeno Rolling Stones nei travagliati anni '60, il loro assurgere a simbolo di una rivolta generazionale i corso, e il loro essere parimenti demonizzati da stampa e opinione pubblica e osannati da schiere di ammiratori, soprattutto di sesso femminile.
Nella seconda parte, invece, prevale il racconto delle fasi critiche legate alle dipendenze da droghe (di Richards soprattutto, più volte arrestato) e al susseguirsi di abbandoni, fino alla formazione attuale.
Emblematica la battuta finale di Jagger: "Non puoi restare giovane per sempre", riferendosi alla normalizzazione attuata a partire dagli anni '80, quando hanno cercato di essere un po' meno ribelli e trasgressivi, assumendo l'aura di un'istituzione.
Un'affermazione che comunque appare in contrasto con l'esplosione di vitalità mostrata nella sequenza finale che chiude il film, tratta da Shine a light (2008).
Un prodotto celebrativo ma non troppo, perché poco esauriente e in cui forse un più attento e inventivo lavoro di montaggio (Satisfaction e Midnigh rambler le sequenze migliori), avrebbe giovato alle evidenti lacune narrative che lo rendono incompleto.
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