Regia di John Lee Hancock vedi scheda film
Prerequisito imprescindibile è l'aver visto Mary Poppins (1964), sostanzialmente per due motivi. Il primo è che sarebbe altrimenti compromessa la piena efficacia del coinvolgimento e della comprensione derivante dal ricordo delle suggestioni legate a quel film. Il secondo è che chiunque non avesse apprezzato quel titolo difficilmente potrebbe trovare quest'altro di suo gradimento. Poi, è logico, le eccezioni alla regola esistono sempre, appunto per confermarla.
Che non si tratti di una biografia in senso stretto è pacifico. Penso che nessuno, infatti, s'immagini di assistere alla riproposizione fedele e storica della vicenda, intessuta com'è la realtà con la pura fantasia. In particolare diventa sempre più evidente la manipolazione man mano che si avvicina l'epilogo, approntato nei più classici dei modi. A dispetto di questo lieve difetto, che sfiora nell'intento la campagna propagandistica per il consenso, ogni altro dettaglio è invece confezionato alla perfezione.
L'intreccio è costruito secondo un brillante equilibrio di storia e di sentimento. Il profilo dei vari personaggi non è lasciato al caso, bensì approfondito giusto quel tanto che basta allo spettatore per affezionarsi. Meravigliosi i dialoghi, pilastro portante che non sarebbe stato saggio trascurare, data la preponderanza del discorso su tutto il resto.
Gli attori sono letteralmente impeccabili. Fiumi di parole sono state a ragione spese nell'elogiare il magistrale lavoro delle due figure centrali. Abbiamo qui una Emma Thompson (P.L. Travers) che dà pieno sfogo al suo mostruoso talento. Al pari di un Tom Hanks (Walt Disney) in stato di grazia, che aggiunge l'ennesima prova di carattere alla sua onorata carriera. Ma non dimenticherei nemmeno il profondo apporto di Colin Farrell (Travers Goff) nei flashback sul padre della protagonista, quando quest'ultima era una bambina. Tali scorci del passato sono probabilmente i più emozionanti.
Lodevole la ricostruzione di ambientazione, scenografie e costumi, con in più un tocco speciale della fotografia e uno stile di montaggio intelligente. Inoltre, se ci si scoprirà quasi commossi, sarà senza dubbio merito anche della splendida colonna sonora. Davvero sono arrivato alla conclusione sorpreso che fosse già giunto al termine e che fosse pure durato addirittura due ore. Mi era parso essere trascorso molto meno tempo. Di conseguenza ho atteso ai titoli di coda... e sono stato ricompensato da una piacevole sorpresa, che scommetto essere sfuggita alla maggioranza. Vero?
Quando le figlie lo pregarono di realizzare un film tratto dal loro libro preferito, Mary Poppins dell'autrice P.L. Travers, Walt Disney fece loro una promessa, non immaginando che ci sarebbero voluti 20 anni per riuscire a mantenerla. Nella sua ricerca per ottenerne i diritti, infatti, Walt si trova ad affrontare un'ipocondriaca scrittrice, irremovibile nella sua decisione di non permettere che il personaggio della sua amata e magica tata venga stravolto dalla macchina di Hollywood. Ma non appena il successo dell'opera diminuisce, insieme ai guadagni, la Travers con una certa riluttanza accetta di andare a Los Angeles ad ascoltare le idee di Walt Disney per l'adattamento cinematografico.
Plauso per aver reso prezioso e indimenticabile un progetto sulla carta non così interessante.
Attinge al talento che le appartiene e ricrea una Pamela Lyndon Travers di straordinario spessore.
Compito non facile era assumere la personalità di Walt Disney. Promosso a pieni voti.
Ha fatto propria la parte di Travers Robert Goff, adempiendo al ruolo con intensità.
Il compositore Thomas Newman dimostra una raffinata abilità nel fondere alla perfezione le sue ottime musiche originali con le melodie del film Mary Poppins firmate Richard e Robert Sherman. Il risultato ci regala qualche momento da vero brivido. Provarne l'ascolto per credere.
L'autoreferenzialità della casa di produzione nei buoni sentimenti del finale. Ma è comprensibile che preferisca mantenere la strategia di non perdere mai l'occasione per un poco di pubblicità.
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