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Saving Mr. Banks

Regia di John Lee Hancock vedi scheda film

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La recensione su Saving Mr. Banks

di OGM
8 stelle

Ton Hanks è Walt Disney. Emma Thompson è Pamela Travers. Ma questo non è il suo vero nome. Il suo personaggio si chiamava, in realtà, Helen Goff. Era nata e cresciuta in Australia, figlia di un direttore di banca e di una casalinga. La sua era una famiglia benestante, però la sua infanzia non fu felice. Almeno, cessò di esserlo da un giorno all’altro, quando qualcosa uccise, per sempre, quella che fino a quel momento era stata la fonte vivente della sua fantasia. Forse è proprio a causa di quella lunga favola, improvvisamente interrotta dalle lacrime, se Helen divenne una scrittrice di libri per bambini. La sua Mary Poppins è la trasfigurazione di  una persona realmente esistita. Ma lo è, soprattutto, quel signor Banks che, nel celebre romanzo, sembrerebbe un elemento secondario, abbondantemente messo in ombra dalla magica icona della tata fatina. Il film di John Lee Hancock ripercorre la sofferta genesi di un successo cinematografico di dimensioni planetarie, svelando i dettagli tecnici della preparazione della sceneggiatura, delle vicende che ostacolarono la firma del contratto per la cessione dei diritti d’autore, e, soprattutto, della storia personale da cui il racconto trasse ispirazione. L’obiettivo si sposta tra gli studi di Hollywood e le campagne di Allora, una località dell’Australia sudorientale, dove i Goff si erano andati ad abitare in seguito al trasferimento del padre. Il salto temporale è di sei decenni, dagli inizi del secolo scorso ai primi anni sessanta. La ragazzina che giocava sui prati e sognava ad occhi aperti è diventata una distinta signora inglese, dai modi rigidi e dal linguaggio forbito, che odia il colore rosso ed i cartoni animati. Per piegare la sua intransigenza, il grande Disney dovrà usare tutto il suo carisma: laddove la sua autorevolezza di uomo maturo fallirà, interverrà la sua anima bambina, dell’ingenuo mattacchione che ancora si diverte a girare sulle giostre e del potente miliardario che  non ha mai dimenticato di essere partito da zero, di essere stato piccolo e povero. Difficile dire quale sia la parte più preziosa e godibile del film: se i vivaci (ed in parte cervellotici) battibecchi tra Pamela (ops, Mrs. Travers, prego) ed i compositori della colonna sonora, oppure il monologo finale di Walt (che proprio così voleva essere chiamato, da amici ed estranei), il capitolo più profondo, commovente e letterario all’interno di un film dal doppio volto. Saving Mr. Banks è un’opera che, in modo magistrale, riesce continuamente a voltare pagina, dalla commedia brillante al dramma nostalgico, regalandoci un ritratto fedele e completo dell’Immaginazione: un’entità che approda alla gioia, alla solarità e alla leggerezza solo dopo aver attraversato una lunga tempesta di amarezza. Per dirla con Pamela: Le delusioni sono, per la vita, quello che i temporali sono per l’aria.  

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