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Pretty Woman

Regia di Garry Marshall vedi scheda film

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La recensione su Pretty Woman

di Baliverna
8 stelle

Alla fine mi sono deciso a guardare questo mito degli anni '90 e non solo, che anzi pare sopravvivere ancora. Che dire? E' un film indiscutibilmente furbo, come giustamente scrive la scheda, perché tocca le giuste corde del cuore ed è ambientato in quel lusso che piace vedere anche a chi lo disapprova. Tuttavia la ricetta è cucinata bene, il ritmo tiene, il sentimentale c'è ma non è melassa, e i due protagonisti legano ottimamente. Dunque la visione è gradevole e appagante, nonostante si sia coscienti di essere davanti a un prodotto non troppo sincero e molto pensato a tavolino. Un po' come a volte nella vecchia Hollywood, ma il saperlo fare è già una dote.
Per il resto si notano nella sceneggiatura dei leggeri pizzicotti al mondo dell'alta finanza, al suo cinismo e ai suoi intrighi forse legali, ma non puliti. Non è neppure disprezzabile il modo di rappresentare il mondo della prostituzione e dei bassifondi di Hollywood, tra prostitute maltrattate, che si drogano, e che poi vengono uccise e buttate nel cassonetto.
Gere e la Roberts, che campano ancora di rendita grazie a questo film, stanno graziosamente al gioco del regista, e con la loro intesa contribuiscono non poco alla riuscita della pellicola. Lui gioca a fare il serioso e il suadente, che penetra con lo sguardo e fa sorrisini enigmatici; non è troppo espressivo, ma è un po' come Schwarzenegger per Terminator: non serve che reciti, semplicemente egli è il suo personaggio (o quasi). Lei, dal canto suo, gioca a non scoprirsi troppo e a fare la gattina innamorata. Forse è stata proprio la Roberts ad aver lanciato il modello di donna magra con le labbra pronunciate, che oggi è la conditio sine qua non per poter fare la modella. Nella parte dell'uomo che deve vendere l'azienda c'è il vecchio Ralph Bellamy, ex-caratterista delle commedie degli anni '30 e '40.
Da vedere, senza pensieri, per una serata leggera e conciliante.

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