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Dimmi che destino avrò

Regia di Peter Marcias vedi scheda film

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La recensione su Dimmi che destino avrò

di alan smithee
6 stelle

Presente all'ultima edizione del TFF nella sezione "Festa mobile" ed ora fruibile da chiunque in modalità streaming sul sito "Trovacinema" di Repubblica, il bel film del sardo Peter Marcias e' l'occasione per l'umanissimo commissario protagonista (uno straordinario Salvatore Cantalupo che dalla parte del "sarto di Angelina Jolie" in Gomorra, non si è più fermato, divenendo in pochi anni uno dei caratteristi più interessanti del nostro panorama cinematografico) ma pure per il regista stesso, su sua stessa dichiarazione (oltre che per la maggior parte di noi spettatori) di fare un po' il punto sulle nostre superflue e prevenute conoscenze e considerazioni su uno dei popoli più disprezzati e temuti al mondo, ramingo certamente più per necessità che per scelta, come ci racconta la bella protagonista Alina in uno dei momenti forti e più drammatici della pellicola.
Un commissario di polizia sardo - vedovo malinconico e con un figlio ventenne, pensieroso ma sensibile, spesso al volante di una Fiat 124 special d'altri tempi e interessato ad insegnare lo sport ai ragazzi di strada per imprimere loro regole e condotta di lealtà che li aiuti nelle scelte di vita piu' importanti - viene incaricato di indagare sulla scomparsa di due ragazzi rom, fidanzati da poco tempo e scomparsi nel nulla. Nel contattare la famiglia del ragazzo, su cui grava il sospetto di un rapimento, l'uomo si imbatte in Alina, bellissima donna giunta a trovare la famiglia da Parigi ove lavora e vive da anni. Bella, emancipata ed indipendente, Alina si batte per porre fine alle discriminazioni razziali di cui sono vittima molti popoli tra cui il suo. Grazie alla sua cultura ed esperienza, la giovane finisce per essere il portavoce della sua famiglia ma pure dell'intera comunità nei confronti della Polizia, dello Stato, di una nazione intera che non li conosce a fondo e li giudica solo sulla base di luoghi comuni spesso generalisti e poco veritieri.
Nonostante qualche didascalismo di troppo, il film affronta con lucidità e concretezza un problema di integrazione che appare insanabile pressoché ovunque, e si avvale della fondamentale, preziosa presenza di due protagonisti che fanno scintille ogni volta che si confrontano sui temi caldi che costituiscono la base portante di un film che tuttavia non si accontenta, e scava molto a fondo di personalità, sentimenti interiori, solitudini e voglia di riscatto da una vita che non può sempre essere vissuta di emarginazione ed intolleranza.

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