Regia di Joseph Gordon-Levitt vedi scheda film
https://www.youtube.com/watch?v=efJZDJTACes&index=1&list=PLOzMj4NoIspT0EQybV2kkGVOmdE7a-JmA
Film dalla prorompente attualità socio-culturale, cavalca il successo pandemico del web-medium di compulsive manie edonistiche e delle infinite possibilità che esso mette a disposizione, a partire da un’abbuffata smisurata e irrefrenabile (ma unidirezionale e tossica), di pornografia; di possessione (sessuale) a senso unico; di parvenza di libertà nel dominio sessuale sull’altro.
Il protagonista (un bravo G.Levitt, convinto e convincente), un vero manifesto vivente di tale degenerazione, si presta perfettamente, d’altronde, al gioco malato di tale visione egoistica; tamarro fin nel midollo, frivolo con la ghenga amici, palestrato penitente e (da recidivo seguace di Onan) impenitente frequentatore di confessionali domenicali (il che rende la vicenda, se possibile, ancora più grottesca e poco plausibile); elementi che ne marchiano le italiche origini (M Valdemar) e che alludono a quel machismo devoto e decerebrato confacente alla ridondanza grottesca degli stereotipi etno-culturali (champagne1) aggiornati alla parodia delle dipendenze 2.0.
Uno che non poteva, quindi, che cadere innamorato di una tipa (una S.Johansson più sexy e triviale del solito, vittima della stessa tamarreide che affligge il protagonista) la quale, da vera dominatrice, non può accettare che il suo toy-boy sia dominato da altri se non da lei stessa.
Fortuna che una cougar tutta pepe, esperienza ed inquietudine condurrà l’aitante protagonista fra le braccia del vero amore.
Premesso che il film, evidentemente (per i temi affrontati), non è adatto ad una fetta importante di pubblico, per converso alla quota parte rimanente, dalle vedute più ampie e con capacità critica, non potrà sfuggire come l’eccesso dei modi sia perfettamente a suo agio con la piena aderenza ad usi e costumi dei tempi di oggi, che cambiano rispetto al passato (quanto ai mezzi che fanno da sfogatoio), ma non quanto al contenuto…
Una giostra, fuori dagli schemi, di spensieratezza, spiritosaggine e pulsioni carnali che colpiscono (solo) nell’immediato e suscitano curiosità, ma è un gioco che stanca in fretta e quando vuole evolversi in un sentimento più strutturato finisce pure per scadere in una soluzione illanguidita e ridicola.
G.Levitt dietro (ma soprattutto davanti) la mdp si diverte e, all’inizio, diverte anche il suo pubblico, ma alla lunga il suo guilty pleasure da balera tecno-pop mostra la corda per cui l’agrodolce conclusione (sempre più agognata), nel giungere assai presto, regala una dose vera di piacere, ben più gradita.
D’altro canto G.Levitt regista mi è sembrato, a tratti, di una maturità, ma al contempo di una freschezza, inimmaginabili per un novellino dietro la mdp; la direzione sposa in pieno la causa degli eventi descritti e con essi si fonde a meraviglia; il ritmo è quello giusto.
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