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Don Jon

Regia di Joseph Gordon-Levitt vedi scheda film

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La recensione su Don Jon

di alan smithee
4 stelle

Altro prodotto da Sundance, ma pure reduce dalla Berlinale, ed opera di spicco almeno perché segna l'esordio nella regia di un lungometraggio da parte del celebre, conteso e piuttosto apprezzato attore Joseph Gordon-Levitt. Attore bello, bravo, conteso sia dagli studios, che da autori affermati e comunque pure deciso a non tralasciare quei registi indipendenti che lo hanno messo in evidenza (fra questi ricorderei in particolare Gregg Araki e il suo strepitoso Misterious Skin), dapprima forse solo come sosia giovane e promettente del compianto Heat Ledger, poi come attore dalla spiccata personalità ed indipendenza. Il suo sboccato, brillante esordio alla regia si fa apprezzare a sprazzi per un certo affondo spietato sui valori condivisi e "routinari" di una società che usa la chiesa e lo strumento della confessione come un alibi rassicurante per poter "fare un mucchio di peccati"  (come cantava il buon Luca Carboni) e lavarsi la coscienza semplicemente confessandoli in rassegna dietro una grata inflessibile oltre la quale, anziche' Dio, è come se non ci fosse nemmeno il conforto di un altro essere vivente e peccatore. Per il resto la storia del latin lover truzzo e irriducibile pornomane scorre via gretta, infarcita di torpiloquio facile ed insistito che serve piu che altro per nascondere la mancanza di coraggio ad osare per davvero,  spingendosi ad esempio almeno a far vedere qualcosa, qualche nudita' inevitabile considerando l'argomento che si sta affrontando, anziche' limitarsi a censurare persino i filmati porno che sono al centro delle ossessioni malate del suo protagonista per chissa' quale ritrosia, timore o calcolo commerciale ingiustificabile (Araki in questo caso avrebbe avuto piu' coraggio, senza necessariamente trasformare la materia in un porno a regola d'arte). Quanto poi alla Scarlett, bella e luminosa ancora più del solito, essa appare caratterialmente come inversamente proporzionale alla avvenenza fisica che la contraddistingue: e dunque noiosa, pretenziosa, insopportabile. Meglio, molto meglio Julianne Moore, anche se la sua parte appare debole, non efficacemente costruita in un film che regala qualche interessante buona premessa (pure la singolare famiglia gretta del protagonista con la sorella perennemente impegnata a smanettare sul cellulare, salvo poi dimostrarsi molto meno estraniata e passiva di quanto si potesse sospettare), ma si affloscia presto, quasi per ironia della sorte , per un ironico contrappasso, ed in netta antitesi con le ben diverse resistenze e (pre)potenze sessuali del suo baldanzoso protagonista.

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