Regia di Gianfranco Giagni, Fabio Ferzetti vedi scheda film
A sessant'anni passati, più della metà dei quali trascorsi sotto i riflettori, Carlo Verdone meritava senz'altro questo omaggio; appassionata e divertita è la ricostruzione delle sue vicende artistiche messa in piedi da Fabio Ferzetti, al suo esordio, e Gianfranco Giagni, già regista televisivo e autore di documentari di buona fattura su Orson Welles e Dante Ferretti. Partecipano all'operazione innumerevoli intervistati, fra i quali spiccano colleghi attori e/o registi come Laura Morante, Pierfrancesco Favino, Eleonora Giorgi, Margherita Buy e gli aiuto-registi Alessia Filippi e Inti Carboni; parenti come il figlio e il fratello di Verdone; critici cinematografici di prima scelta del calibro di Marco Giusti e Goffredo Fofi. Questi ultimi, peraltro, colleghi di Mario Verdone, padre del protagonista del documentario, qui ritratto più come figura in un certo modo 'ingombrante' che come deus ex machina capace di inserire il figlio nel mestiere. Parla di sè anche Carlo stesso, compiaciuto e sbrigliato ma mai immodesto, conscio sia del suo ruolo importante nel cinema italiano odierno che delle sue innegabili ascendenze e dei piccoli e grandi prestiti raccolti qua e là dai grandi del passato, Sordi in primis (ma non solo lui: è Verdone in persona ad ammettere di avere saccheggiato spesso da caratteristi meno noti, oppure dal Leopoldo Trieste de Lo sceicco bianco). Siamo a un passo dall'agiografia, è vero, ma preso come circostanziato tributo una tantum a uno degli interpreti che maggiormente hanno lasciato il segno nel cinema italiano dagli anni Ottanta al 2012 in cui il film esce, ha certo il suo perchè. In produzione c'è anche Rai Cinema; sufficienza 'politica'. 6/10.
Carlo Verdone, una carriera trentennale come regista, sceneggiatore e attore, sempre con buoni o ottimi risultati. Per analizzare il fenomeno-Verdone vengono intervistati colleghi, amici, parenti e critici cinematografici.
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