Regia di Justin Chadwick vedi scheda film
https://www.youtube.com/watch?v=XC3ahd6Di3M
Mandela – La lunga strada per la libertà esala il respiro dell’Africa che celebra i 2 colori dello stesso volto (visi bianchi per i neri bantu che si apprestano a compiere i propri riti di iniziazione) e disperde a fiotti l’unico colore che scorre nelle vene.
Si sente il profumo della terra ocra e scarlatta battuta dai piedi scalzi dei nativi. Accecano luci e colori delle radici degli avi. Le radici che tengono unito l’uomo al suo passato ed al suo futuro, Al suo destino.
E si assiste al rovescio della medaglia, uno spaccato storico ed intimo di profonda portata, attraversando i decenni.
Mandela – La lunga strada per la libertà non è un biopic come tutti gli altri. Nolo solamente focus ben studiati su singoli eventi cardinali del vissuto del protagonista, né l’approfondita osservazione di uno specifico frammento di vita, bensì un lungo getto di inchiostro narrativo a flusso continuo che racchiude tutto e l’incontrario di tutto.
Gli ideali di gioventù e la carriera della prima vita. Gli amori e le umane debolezze. La militanza politica ed i richiami della lotta armata. La vita in gabbia (inclusa quella dell’odio). Le radici dell’odio ed il loro sradicamento. Le tensioni sociali e l’attenzione mediatica. L’evoluzione dell’associazionismo politico e le fratture domestiche. La consapevolezza dei propri limiti ed il successo planetario. L’apartheid. L’ascesa politica. E poi l’inizio della fine (uno spettacolo, questo, che non va in scena).
Altri film hanno trattato il tema cruciale della segregazione razziale, della discriminazione basata sul colore della pelle (ma calata nel contesto del Sud Africa ancora di pochi decenni or sono); l’attivismo politico e le sue conseguenze (Grido di libertà e Il colore della libertà); l’odio interrazziale ed il doloroso processo di riconciliazione che ha fatto seguito alla svolta degli anni ’90 del secolo scorso (In my country e Red Dust); l’orgoglio ed il riscatto (Invictus). Ognuno con il suo stile e la sua esigenza espressiva.
Mandela – La lunga strada per la libertà completa il quadro dall’angolo visuale più rappresentativo di tutti. Il film racconta quello che l’occidentale dell’emisfero boreale, applicando la lente dell’immaginario collettivo, non si aspetterebbe. La demistificazione dell’eroe prima della nascita del mito. La costruzione dell’Uomo, sempre.
Mandela – La lunga strada per la libertà è un’opera omnia da apprezzare per la completezza descrittiva che oscilla fra la ricostruzione filologica e la libertà romanzesca. Un’impostazione narrativa che, a ben vedere, mostra qualche pecca; difetta un chiaro fil rouge, né si percepisce l’asse basculante che faccia da convettore emozionale. Prevale l’ansia di svuotare il sacco, di raccontare tutto; l’attenzione ad uno spianato tracciato di percorso. L’effetto è riempitivo, ma la qualità (almeno un filo) ne risente.
Il risultato, comunque, delude poco. L’Africa (più sopra descritta), ed il Sud Africa in particolare, entra nella pelle. E con essa (se mai ce ne fosse stato bisogno) la sua più fulgida icona (che fu) vivente.
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