Regia di Stijn Coninx vedi scheda film
Il suo nome dice molto poco, Rocco Granata, a differenza del titolo della sua canzone, composta e lanciata a livello mondiale e ancora oggi motivo di italianità all’estero e non solo. Rocco compose la hit “Marina” quando era ancora ventenne e suonava la fisarmonica nei locali di Limburgo, cittadina belga sede di miniere di carbone. Lì, nel primo dopoguerra, suo padre Salvatore, con la famiglia, si era trasferito dalla Calabria. Contrario all’attività artistica del figlio, che già viveva ogni sorta di ostilità, dimostrate dalle autorità e dalla gente del luogo, nei confronti degli “stranieri” italiani, Rocco, tra mille avversità, riuscì a “non sentirsi sempre forestiero”.
Il regista belga, Stijn Coninx, ispirandosi all’autobiografia del musicista, narra una bellissima pagina di storia italiana, un racconto generazionale, dal registro tipico delle leggende televisive popolari, che la recente storia della tv di Stato ha debellato, nostro malgrado. Film supportato, fra l’altro, da Apulia Film Commission e prodotto dai Fratelli Jan-Pierre e Luc Dardenne. Marina è una favola, sebbene racconti vicende dure e amare, cariche di realistica drammaticità, segnate dalla fatica di chi era ed é costretto a subire la condizione di “straniero”, vivendo i pregiudizi di paesi dove, secondo gli altri (per capirci: noi italiani di oggi, nel caso degli stranieri), “non esistono regole”, si è “zingari” o “nessuno”, “scansafatiche” o “violentatori di donne”. Tutte accuse che renderanno la vita di Rocco e la sua famiglia tribolante.
Nonostante qualche faciloneria, il film non lascia nulla al caso dei sentimenti, sia per la credibile interpretazione di Luigi Lo Cascio, compresa quella della sempre brava Donatella Finocchiaro, che riescono a rendere corale il dramma e la grazia, personificati dall’attore-rivelazione Matteo Simoni, nel ruolo principale di Rocco. La loro è una vera battaglia, che contagia, ammalia e fomenta le pulsazioni e i rantoli di chi, con determinazione affronta le incertezze, qualche volta anche con la ribelle incoscienza di chi ce la deve mettere tutta, facendo i conti con l’esperienza amara di “bruciare in un attimo i lunghi anni di sacrifici”. Rocco, sua madre e suo padre sono i precari di ieri e che nell’oggi rinnovano il carattere instancabile di chi crede che il riscatto sia indissolubile dall’appartenenza della propria storia da quella delle proprie origini da una terra ch’è polvere, fumi, può essere nera come il carbone, madre ematrigna. Perché c’è sempre tempo per l’esperienza di scoprire che quella terra promessa è tanto diversa da come la si era immaginata.
Marina è un drammone moderno, che parla al cuore, con canzoni e colpi di scena. Fa proprie le parole del testo di una canzone, apparentemente frivola, che diventa una valvola di sfogo per mettere in musica anche la precarietà, la perdita, la sconfitta e la risalita, in un luogo segnato per tutti dalla condizione di sentirsi padroni di un mondo sempre più straniero nei confronti di tutti.
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