Regia di Stijn Coninx vedi scheda film
Calabria 1948, la guerra è finita ma i padri partono per altri fronti: il Belgio promette soldi e sudore, Salvatore lascia la casa, moglie e due figli per lavorare in miniera. Quando la famiglia lo raggiunge affonda nel fango dell’emarginazione, gli alloggi degli immigrati sono baracche nere dove è proibito coltivare verdure e ostico cullare sogni. Il piccolo Rocco impara a suonare la fisarmonica, tenta di sfuggire a un futuro già scritto nella polvere e di conquistarsi l’amicizia, l’integrazione, un lavoro che nasca dalla passione, forse l’amore. Riflesso negli occhietti azzurri e curiosi della sua bella mora che è bionda e si chiama Helena. Qualche anno dopo suonerà alla Carnegie Hall di New York e dedicherà la canzone del titolo al sacrificio del padre. «Non è stato inutile», dirà Rocco Granata, e il film che prende le mosse dai suoi ricordi d’infanzia è un’opera formativa. Un melodramma classico dalla regia diligente che respira di interpretazioni dolorosamente misurate (Donatella Finocchiaro, madre silenziosa complice) e conflitti affettuosamente ostinati (Luigi Lo Cascio, genitore profondamente morale). Illuminato dalla prova del giovane Matteo Simoni, scugnizzo impacciato e cocciuto a seconda delle circostanze, protagonista di una storia peculiare che diventa paradigmatica, Marina ha il dono corroborante della semplicità e il limite congenito dell’agiografia. Monumento all’epica di una vita normale e di un successo straordinario, incontra i desideri del grande pubblico veicolando l’allegria sincera e contagiosa di una canzone d’altri tempi.
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