Regia di Ned Benson vedi scheda film
MAI PROIETTATO NEI CINEMA ITALIANI
VISTO SU PRIME VIDEO NEL MAGGIO 2022
Uno dei tre capitoli della mini-saga cinematografica ideata dal per me – sino ad ora - sconosciuto regista statunitense Ned Benson (nel 2021 autore di parte della sceneggiatura del non esaltante Black Widow, per il cui completamento fu rimpiazzato), alla sua prima – e al momento ultima - performance per il grande schermo. In pratica, questo La scomparsa di Eleanor Rigby: Lui non è altro che la frazione che percorre la vicenda dal punto di vista del protagonista maschile di una sorta di unico lungometraggio della durata complessiva di circa 5 ore e 38 minuti. In particolare, le prime due parti furono presentate allo stesso tempo, seppure divise, nel 2013 al Toronto International Film Festival e poi in un’unica soluzione a Cannes, mentre la terza uscì in solitaria negli Usa solo un anno dopo.
Le tre sezioni del film – Lui, Lei e Loro – sono visibili in ordine sparso, in quanto ognuna rivede l’identica storia, anche se da punti di vista diversi e, perlopiù, con molte scene e inquadrature inedite rispetto agli altri. Il discorso vale solo in piccola parte per Loro, operazione a mio avviso superflua da un punto di vista artistico, forse giustificata da ragioni puramente di botteghino, in cui Benson non ha fatto altro che mettere insieme i pezzi dei due capitoli precedenti, con ben poche novità. Si tratta, in pratica, di un riassunto delle due parti originali, che può essere visto come unicum, anche se è di certo, a mio parere, il paragrafo filmico meno valido. La stessa tecnica utilizzata da Benson è sostanzialmente riscontrabile in una delle ultime pellicole del maestro Ridley Scott, l’ottimo The Last Duel del 2021, seppure con un’unica condensazione di 2 ore e 36 minuti.
Conor (un convincente James McAvoy, visto di recente nel tentennante thriller My Son del 2021), giovane bartender innamorato perdutamente della moglie (Jessica Chastain, ex compagna del regista e indimenticabile per il ruolo da protagonista nel bellissimo Zero Dark Thirty, 2012) si strugge nell’incapacità di rassegnarsi all’allontanamento di lei in seguito alla morte improvvisa del loro neonato (il motivo del decesso è accennato nel capitolo dedicato a Lei). L’episodio prende le mosse proprio con l’analisi dell’impotenza dell’uomo di fronte all’irrimediabile stato depressivo della donna. L’opera di Benson ha il merito di miscelare con sapienza gli aspetti più drammatici, in parte quasi inaccettabili, della vicenda amorosa, con elementi assai più lievi, da vera e propria commedia sentimentale. E mantiene, ben distribuite, sia un’alta qualità dello script sia – e di conseguenza - il coinvolgimento dello spettatore.
In questo è molto bravo McAvoy a sapersi adattare ai frequenti cambi di registro. Insieme a lui brillano per il giusto spirito e la simpatia in particolare lo specialista di commedie Bill Hader (con la Chastain anche nel 2019 in It: Capitolo 2) nei panni del migliore amico di Conor oltre che socio e cuoco del pub e Nina Arianda (nel cast dell’emozionate Stanlio e Ollio del 2018) esplosiva cameriera del locale, pronta a sostenere il protagonista nel momento del bisogno. Ruolo di rilievo per l’esperto Ciarán Hinds (anche fra i protagonisti della serie di grande successo The Terror, visibile su Prime Video), padre di Conor che da elemento di malessere per il figlio sa, a modo suo e nel momento più incerto, trasformarsi in appoggio sicuro e prezioso confidente.
Ci sono fatti della vita che devastano e non possono essere superati. Non c’è modo. Il merito di Benson è di essere riuscito a ricamare intorno a uno di questi una gradevole storia d’amore. Da vedere. Voto 7,3.
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