Regia di Pascal Chaumeil vedi scheda film
Non sono quello che si definisce “lettore assiduo”, ma “Non buttiamoci giù” di Nick Hornby è uno di quei libri che mi rimangono nel cuore anche perché giunto in un periodo importante della mia vita (e no, non centrano niente brutti pensieri personali), per cui attendevo al varco la trasposizione cinematografica.
Ahinoi, è un film che lascia come minimo freddi data la presenza di manchevolezze che vanno a toccare un pò gli aspetti base che occorrono per ottenere un buon film.
Londra 31 dicembre, Martin (Pierce Brosnan) ha deciso di suicidarsi lanciandosi dal tetto di un palazzo, ma quando si accende l’ultimo sigaro entrano in scena in pochi minuti Maureen (Toni Collette), Jess (Imogen Poots) e JJ (Aaron Paul), tutti sopraggiunti con la medesima intenzione.
Dopo un breve conciliabolo decidono di darsi 45 giorni di tempo prima di ritrovarsi nello stesso luogo per farla finita.
Nel frattempo qualcosa è destinato a cambiare.
Come spesso accade alle produzioni in grande stile che hanno la volontà di piacere, prende il sopravvento la nefasta tendenza di semplificare i concetti rendendo la pillola il più dolce possibile.
Appare lapalissiano come sia fallito il tentativo di dovere/volere mescolare commedia e dramma, con morte e vita a contatto tra gioie e dolori, infatti si perde per strada l’ironia cinica che tratteggiava il testo sostituendola con un umorismo piuttosto elementare (e nemmeno tanto funzionale).
Ed anche nella segmentazione in quattro capitoli, uno per ognuno dei protagonisti, non vi sono specifici affondi se non relativi, un’impostazione che finisce con l’essere deleteria, ma ciò che più affranta è la mancanza di sensibilità nel trattare i temi più delicati, a partire ovviamente dalla volontà di interrompere la propria vita, con un buonismo che lentamente prende il sopravvento sul resto ed anche un po’ di cattivo gusto (ad esempio un classico stereotipo dell’italiano poco raccomandabile).
Se la confezione è di tutto rispetto, d’altronde come già accennato la produzione inglese è importante, il ricco cast messo assieme per l’occasione non smuove le acque; a parte Imogen Poots che offre un po’ di irregolare vitalità, Toni Collette rientra, come troppe volte le capita, nella figura di donna infelice, Pierce Brosnan ripropone stancamente la sua figura di uomo di fascino, anche se in declino, ed Aaron Paul non lascia traccia causa anche un personaggio claudicante, più in ruoli secondari ecco anche Rosamund Pike (giornalista televisiva che ha in mente solo l’audience) e Sam Neill (politico padre di Jess).
Dunque si può dire che il film di Pascal Chaumeil sia deludente, con scarsa capacità di misurare i toni, excursus da mani nei capelli (come il frangente della vacanza) ed una semplificazione che poteva andare bene giusto per una commedia tradizionale, sempre se avesse posseduto un ritmo migliore (ed il regista veniva da un film come “Il truffacuori” (2010) che in questo eccelleva).
Ad oggi, e si spera per sempre, il peggior film tratto da un romanzo di Nick Hornby.
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