Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Pochade di notevole pochezza, dove si dimostra come questo genere non fosse per niente congeniale alle corde di Germi. Non c'è da rimanere scandalizzati per la scelta di dirigere un film come questo, come fecero all'epoca alcuni critici, che si scagliarono contro il regista genovese, il quale aveva suscitato buone aspettative con alcuni suoi film precedenti, tra i quali Gioventù perduta, La città si difende e soprattutto In nome della legge e Il cammino della speranza. Ma forse non è nemmeno giusto fare come alcuni critici di oggi, germiani fino al midollo, che hanno voluto vedere del buono in quest'operina che non riesce mai ad essere divertente né tanto meno graffiante. Addirittura, Mario Sesti, autore di un pregevole volume su Germi (uscito qualche anno fa per Baldini&Castoldi), elenca tra i meriti, peraltro assai esigui, della Presidentessa il fatto che «non c'è altro film in cui le gambe della Pampanini appaiono così sexy e luminose». E pensare che per lo stesso regista, come ricorda anche lo stesso Sesti, La presidentessa non rappresentò che una semplice «prestazione d'opera».
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