Regia di Pietro Germi vedi scheda film
Una ballerina, costretta a lasciare la cittadina di provincia nella quale esibisce le sue grazie con eccessiva generosità, va a protestare dal giudice che l’ha condannata; la stessa sera arriva il ministro della giustizia, che la scambia per la moglie del padrone di casa e si lascia sedurre da lei; poi, tornato a Parigi, cerca di far trasferire il giudice in una sede più vicina per avere a disposizione la nuova amante; intanto la vera moglie del giudice, molto meno avvenente, viene a sollecitare una promozione per il marito. Tipico soggetto da pochade, tutto giocato in ambienti chiusi (il teatro, la casa del giudice, il ministero, l’albergo) dove si svolge un tourbillon di scambi di persone: all’inizio è abbastanza divertente, poi diventa un’interminabile serie di entrate e uscite congegnate artificiosamente in modo che gli equivoci non si sciolgano. Lo stesso Germi non ne era molto convinto, e la sua regia è poco personale; la satira politica, poi, è all’acqua di rose. Diciamo che il film si colloca a metà strada fra il piano nobile di Baciami, stupido e le successive degradazioni nostrane Giovannona Coscialunga e La signora ha fatto il pieno.
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