Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
Una carriera più che trentennale, una filmografia che si estende ben oltre i cinquanta titoli: questo è Carlo Vanzina, anche in questa occasione aiutato in sceneggiatura dal fratello Enrico, ma anche da Edoardo Falcone (già scrittore di qualche cinepanettone e fiction tv). Nonostante la storia risaputa (l'eredità inaspettata che cambia la vita, ma che - per essere incassata - richiede l'esecuzione di un'ultima volontà assurda) e nonostante un cast non mediocre, ma neppure esaltante (Salemme e Ambra, Ricky Memphis e Giovanni Vernia, più Anna Foglietta, proveniente anch'ella da lavori televisivi; con una particina per Maurizio Mattioli), Mai stati uniti riesce a intrattenere e, qua e là, divertire senza risultare pesante più di tanto: per essere un film dei Vanzina, dozzinali e cafoni per definizione, tanto di cappello. Le riprese in terra statunitense virano spesso al turistico (le teste dei presidenti, le luci di Las Vegas, i nativi americani), ma quantomeno il copione evita di farsi beffe degli stereotipi più beceri di quei luoghi, se si eccettua la scenetta risibile in cui Vernia fuma il calumet della pace e comincia a fare il tossico sballato a oltranza. Ci si sarebbe potuto aspettare ben di peggio, ecco perchè Mai stati uniti risulta uno dei migliori lavori dei Vanzina per lo meno di questo periodo; ma non tanto perchè il film di per sè esalti, quanto perchè si tira un sospiro di sollievo vedendo che non è il solito fritto misto di luoghi comuni, personaggetti burini, espressioni romanesche violente e altre volgarità aberranti assortite. 3,5/10.
Cinque perfetti sconosciuti, tutti in difficoltà economiche, vengono convocati da un notaio. Scoprono di avere un padre in comune, appena defunto, e che, se porteranno le sue ceneri in America, beneficeranno di un'eredità da sogno.
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