Regia di Massimo Venier vedi scheda film
Non sarà un oltraggio, come quello perpetrato da Neri Parenti & co. a Monicelli, Germi, Tognazzi e compagnia bella nel 2011 (Amici miei - Come tutto ebbe inizio), ma anche come omaggio al Vedovo di Risi (1959) questo Aspirante vedovo lascia parecchio a desiderare. Innanzitutto perchè la straordinaria coppia formata, in origine, da Sordi e dalla Valeri è assolutamente irripetibile; tantomeno, poi, lo sarebbe prendendo in loro vece un modesto (bravo nel suo minuscolo repertorio di smorfie e sguardi buffi, sì, ma irreparabilmente modesto come interprete) De Luigi e una dannosa (anche qui, a costo di ripetersi: irreparabilmente), televisiva, sguaiata Littizzetto (che già si era proposta come erede - ! - della Valeri nel libro a quattro mani L'educazione delle fanciulle). Ma anche prescindendo da questo non minimale dettaglio, Aspirante vedovo non ha nè la verve di una commedia brillante, nè la compattezza narrativa necessaria: sembra piuttosto un film lasciato alle singole gag dei protagonisti (fra gli altri compaiono anche Bebo Storti, Roberto Citran, Alessandro Besentini di Ale & Franz, Stefano Chiodaroli e Bob Messini: un cast paratelevisivo, per quanto non di ultim'ordine), senza una vera profondità di scrittura, nel quale ogni attore non fa altro che portare sulla scena il suo risaputo personaggio. Venier aveva un'ottima occasione per emanciparsi dall'etichetta di 'regista di Aldo, Giovanni & Giacomo', ma non ha fatto sostanzialmente altro che muoversi secondo le medesime dinamiche di quel tipo di film; la sceneggiatura è opera sua e di Ugo Chiti e Massimo Pellegrini. 3/10.
Alberto, impacciato e combinaguai, vive alle spalle della moglie Susanna, imprenditrice di successo quanto spietata, anche con lui. Quando si sparge la voce che, durante un viaggio di lavoro, l'aereo di Susanna è precipitato, Alberto comincia a fare le prove da vedovo. Ma lo spasso è destinato a finire molto presto.
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