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Cose nostre - Malavita

Regia di Luc Besson vedi scheda film

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La recensione su Cose nostre - Malavita

di alan smithee
6 stelle

Giocare ed irridere capisaldi della cinematografia non è esattamente il mestiere di un regista un tempo ambizioso e con velleità autoriali: uno che fino ad un quindicennio fa veniva definito "lo Spielberg del vecchio continente", per la lungimiranza (almeno commerciale) e la versatilità dei suoi interventi nel mondo del cinema sia dal punto di vista registico che produttivo. Prendere il romanzetto del francese (di evidenti origini nostrane) Tonino Benacquista e trasporlo sul grande schermo non può che essere un calcolo commerciale, uno di quelli che Luc Besson sa fare molto bene: non ci venga a dire che si è innamorato dell'opera e ne ha tratto un'ispirata idea di sceneggiatura. Certo solo Besson poteva riuscire a convincere il divo per eccellenza a tornare a prendersi in giro mimando (benissimo, grazie anche ad una forma fisica invidiabile e perfetta, a 70 anni suonati!) personaggi epocali di una carriera pressoché senza precedenti. E dunque vai di smorfiette ed occhi strizzati con bocca semi-aperta in un ghigno indimenticabile che viene dai tempi dell'inimitabile Travis Bickle di Taxi Driver; vai di citazione de "Quei bravi ragazzi", programmato a sorpresa al cineforum del paesino francese dove la famiglia Manzoni si trasferisce. Un esodo per scappare a morte certa, in fuga ormai da anni dopo esser stati presi di mira dalle cosche newyorkesi di Cosa Nostra in seguito alla loro collaborazione con l'FBI, a cui hanno spifferato nomi e vicende altamente compromettenti. Una commedia noir brillante, briosa (e prevedibilissima) che ha l'altro pregio di riportarci sullo schermo una Michelle Pfeiffer che, trascorsi oltre 25 anni da Le streghe di Eastwick, torna a fare la pazza scatenata senza che il tempo sia riuscita a scalfirle una bellezza trionfale che la natura le ha regalato. In questo contesto chiude bene e compatibilmente il terzetto di star, un Tommy Lee Jones-agente FBI che, al contrario dei primi due, appare incartapecorito da far paura, tanto da sembrare il padre di un De Niro praticamente coetaneo. Nulla di nuovo e tanta furbizia dunque, nell'ennesima conferma che Besson è uno scaltro calcolatore che conosce i tempi cinematografici, sa come tener desta l'attenzione dello spettatore con bagni di sangue ed ironia d'accatto. E sa rendere ancora magica la presenza "dell'attore tra attori", magnifico anche quando accetta di prendersi in giro e di irridersi, mantenendo la classe innata che nessuno può negargli od eguagliare.
A proposito di cose belle citerei la presenza della ancora sconosciuta Dianna Agron, un mix perfetto tra Cameron Diaz e Britney Spears che lascia senza fiato: non sa recitare, ma che importa: con quegli attributi farà strada certamente.

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