Regia di Luc Besson vedi scheda film
Riecco Luc Besson, con le sue storie ordinariamente estreme. E riecco Robert De Niro, con il solito volto bonario e sornione del Male. I Manzoni (alias Blake) sono come gli Addams: una famiglia che usa la propria stranezza per conquistarsi un posto nella normalità. Un piccolo clan di mafiosi – pentiti per la legge, ma mai convertitisi nell’anima – che il programma di protezione testimoni deporta da Brooklyn ad uno sperduto borgo della Normandia. In quel luogo devono guardarsi le spalle e cercare di integrarsi, ma il punto è che non riescono proprio ad abbandonare la loro natura, determinata e vendicativa, coerente fino al midollo. Le cose che non vanno si aggiustano, costi quel che costi, con le buone o, come quasi sempre si rende inevitabile, con le cattive. Le persone ostili si comprano o si mettono fuori combattimento: la regola vale per i bulli della scuola di Warren, per i ragazzi che ronzano intorno a sua sorella Belle, e per il proprietario di un supermercato che si è permesso di fare battute sulla bionda Maggie, la signora appena arrivata dalla patria del burro di noccioline. Intanto Giovanni, ribattezzato Freddy, sta chiuso in casa, seduto alla macchina da scrivere. Riempie pagine e pagine di memorie, di gloriose storie di antenati, di turpi confessioni criminali. Nonostante il tradimento della causa, la saga prosegue: la tradizione continua a vivere, nel sangue e nei ricordi. Tant’è vero che, in giardino, c’è sepolto un morto ammazzato di fresco. I movimenti dei Blake sono spiati, e le loro telefonate intercettate, dagli agenti federali che li sorvegliano dall’altra parte della strada. Ma quei quattro malavitosi sfuggono spesso al loro controllo, per compiere azioni punitive, fornire drastiche soluzioni ai problemi quotidiani, e per seguire l’istinto e la passione, secondo la vocazione di chi non sa stare senza cacciarsi nei guai. Ed è forte la simpatia con cui la regia segue le loro scorribande, piccole avventure alla conquista di un territorio che non sembra conoscere nulla all’infuori dell’abitudine a parlare senza pensare, e del conforto spirituale fornito da un beato provincialismo. L’arrivo degli americani – ironicamente accostato allo sbarco alleato del 1944 – è il ciclone che giunge per spazzare via la noia e richiamare tutti alla realtà, proponendo l’idea della guerra, fisica o verbale, come una necessità naturale, nel momento in cui si tratta di mettere in atto le giuste rivoluzioni oppure, semplicemente, si deve salvare la pelle. Cose nostre – Malavita è una energica commedia sulla diversità che non ha paura ed impugna le armi, sapendo come usarle ed incontrando ovunque validi motivi per farlo. L’eroe è quello che spara solo se provocato e che, nel suo western cosmopolita, è sicuro che chi la dura la vince. Sempre. E con il sorriso sulle labbra.
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