Regia di Sergio Rubini vedi scheda film
Un imprenditore sul lastrico, vessato da un rivale crudele, si ammazza. Nell'aldilà gli viene data una settimana di vita ulteriore per rimediare ai suoi errori, altrimenti finirà all'inferno; il problema è che questi sette giorni dovrà trascorrerli nel corpo dell'amministratore dell'odiato rivale, fattore che gli consentirà di conoscere le cose da un inedito punto di vista.
A quattro anni da L'uomo nero (2009), Sergio Rubini torna alla regia con questa commedia dal canovaccio improntato sul Canto di Natale di Charles Dickens. Soltanto che stavolta il protagonista è il buono della sensazione, che approfitta della visione dall'esterno della sua vita per aggiustarla vendicandosi; il lieto fine comunque sarà rispettato nella sceneggiatura firmata da Carla Cavalluzzi, Umberto Marini e dallo stesso regista. Lillo (senza Greg per una volta) è una discreta macchietta, ma come attore a tutto tondo non funziona; già meglio di lui sono Emilio Solfrizzi, Vanessa Incontrada, Margherita Buy; Gianmarco Tognazzi e Sergio Rubini in due particine; lievemente sottotono invece Neri Marcorè, forse perchè confinato in un personaggio poco definito, costantemente a cavallo fra comico e drammatico, ma questo per limiti di scrittura. Cameo per Enzo Iachetti e Bob Messini. La partenza della storia è semplicemente irritante, di una banalità che fa cadere le braccia, ma poi la trama ingrana al momento della sua svolta centrale; non manca purtroppo l'abitudine malsana di assestare spot 'subliminali' nei film (sagge inquadrature sulla facciata di un celebre hotel romano, del tutto gratuite, per es.). Da Rubini ci si aspetta di più, senz'altro. 3/10.
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