Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
La Carmen vera è un sottotesto labile, ma persiste la carica erotica in questo contestato film di Godard, sempre sperimentale nello stile frammentario del montaggio visivo e sonoro, spesso oscuro nel significato, forse sopravvalutato ma almeno qui affascinante. Il regista si affida al repertorio musicale del quartetto d'archi, a sottolineare la struttura del film.
Citando Giuseppe Ghigi, Prénom Carmen sviluppa infatti quattro diverse storie o luoghi narrativi. La prima è quella centrata sullo stesso regista ricoverato in un manicomio (ma la sua infermità è registica, creativa e non fisiologica); la seconda riguarda una produzione cinematografica che desidera girare un film su Carmen; la terza è la storia di un gruppo di musicisti che provano i quartetti beethoveniani e l'ultima è la storia vera e propria (si fa per dire) di Carmen. Tutta la prima parte del film si sviluppa come una prova di esecuzione del quartetto in perfetta sintonia con le prove del gruppo di musicisti e viceversa. Nessuno dei quattro gruppi riesce a sviluppare la sua storia, come la musica stenta a diventare un movimento: Godard forse potrà fare un film, [...] Carmen tesse le sue molte trame qua e là, senza armonia né melodia. [...] le quattro voci o storie progrediscono progressivamente l'una verso l'altra per congiungersi solo alla fine in una unione che pare perfetta, ma altro non è che l'esplodere di tutte le contraddizioni tra le immagini e il suono [...] (Rassegna Stampa Cinematografica 1985). 7 1/2
L. van Beethoven e T. Waits.
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