Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
La Carmen di Bizet è un’opera lirica seducente. Appassiona col suo estro ardente e furioso, gioca con l’amore e la morte volando di scena in scena sul palcoscenico (che poi è la rappresentazione esibizionistica della vita). Il motivo per cui Godard sbaglia clamorosamente sta proprio qui: non azzecca il tono. Ora, io mi rendo conto benissimo che la poetica di un autore è un labirinto mentale nel quale è difficile addentrarsi. E poi: capire un autore non vuol dire condividere la sua filosofia, ma certamente rispettarlo. Rispetto Godard ma non mi piace. E questa versione violenta ed erotica della Carmen non mi ha convinto. Vinse il Leone d’Oro a Venezia nel 1983 in modo discutibile: anche perché il direttore di allora, Gianluigi Rondi (toh, che novità) ha ammesso recentemente di aver costruito una giuria (presieduta da Bernardo Bertolucci) spudoratamente godardiana, affinché premiasse l’opera del regista francese (non solo il primo premio, ma anche i riconoscimenti speciali al suono e alla fotografia). Il guaio di Prenom Carmen è che non è manco privo di senso logico. Ci starebbe anche, una logicità di fondo. Ma non si avverte più di tanto.
Alternando, mediante un meccanismo artificioso ed ermetico, passaggi narrativi ispirati al dramma d’origine, prove di un complesso d’archi ed intervalli affidati allo zio matto della protagonista, Godard tenta di riflettere sulle ragioni dei personaggi, scava nel profondo cercando di mantenersi sul difficile equilibrio di ironia e serietà, provando a sfidare la storia con una mano oserei dire surreale. Il fatto è che, infine, il film risulta surreale di suo, privo di una sua vera ragione di esistere, neanche accreditabile nella categoria degli esercizi di stile. È solo un’estenuata operetta un po’ cinica e un po’ narcisista, realizzata più che altro per arrivare meglio al pubblico dopo lavori troppo sperimentali. Non sprovvisto finanche di una sua patina presuntuosetta e superba. E c’è una sequenza emblematica che spiega un po’ tutto: Carmen e Joseph che cascano dalle scale e finiscono col fare sesso per terra. Qualcosa da salvare? Sì. Le riprese al mare burrascoso eppure tranquillo e le prove musicali, armoniose sì, ma che ci fanno la figura dei cavoli a merenda. Che noia.
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