Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Dopo essere passato attraverso numerose e perfino contraddittorie fasi artistiche (il cinema Nouvelle vague anni 60 e i film politicizzati del gruppo Dziga Vertov, la sperimentazione anni 70 al laboratorio Sonimage che lo porterà poi ad elaborare i suoi "essay film" più recenti), il cinema di Godard negli anni 80 sembra cedere ad un richiamo più commerciale, alla necessità di confrontarsi di nuovo con un pubblico più ampio e nel 1983 il regista sforna questo "Prenom Carmen", libero adattamento della vicenda di Carmen elaborata da Merimee e poi ripresa da Bizet nell'opera omonima.
In realtà di Merimee c'è ben poco nel film, perché qui abbiamo più che altro una riflessione a tratti grottesca e straniante sull'amour fou fra una donna sessualmente libera che compie rapine e attentati terroristici e un poliziotto che rimane ammaliato da lei, ma tutto francamente un po' sopra le righe e formalmente eccessivo, dunque non proprio un film da raccomandare per il neofita di Godard. Se n'è parlato molto a proposito del Leone d'oro che una giuria di soli registi presieduta da Bernardo Bertolucci volle assegnargli, magari come tributo al regista o risarcimento per non averlo preso negli anni 60 con opere ben più significative come "Questa è la mia vita" o "Il bandito delle 11", ma il film in sé non sembrerebbe giustificare tale entusiasmo, essendo una variazione neanche troppo originale o inventiva di un cinema che sceglie la stilizzazione estrema come mezzo di comunicazione privilegiato con lo spettatore.
I personaggi non godono di particolare verità poetica, la sceneggiatura non sceglie un approccio molto verosimile nel plot che in alcune svolte è piuttosto forzato e inserisce alcuni leitmotives visivi fra cui quello del mare che dà almeno un'aura nobile ed elevata a tutta l'operazione, mentre le prove per i quartetti di Beethoven sono inserite con un aggancio un po' debole, tramite il personaggio di Claire che però resta molto sullo sfondo. Di memorabile resta essenzialmente la fotografia di Raoul Coutard, grande come ai tempi della Nouvelle vague, sempre magistrale nel servire Godard di immagini insolite e perlomeno accattivanti, ma se si escludono alcuni singoli momenti più ispirati, nel complesso questo Prenom Carmen non lo si metterebbe certo fra le opere più importanti di Godard neppure nel periodo degli anni 80, che resta in ogni caso una fase sicuramente meno significativa del periodo 1960/68 in cui ha dato molti dei suoi capolavori. Nel cast Marushka Detmers spicca soprattutto per la sua notevole fisicità e per i ricorrenti nudi ma in quanto attrice fa relativamente poco, Jacques Bonnaffe' è solo parzialmente centrato nel ruolo di Joseph e lo stesso Godard interpreta con buona dose di autoironia lo zio regista ricoverato in manicomio.
Voto 6/10
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