Regia di Woody Allen vedi scheda film
Comicità demenziale e romanticismo alla francese sottolineato dalla musica jazzata di quel fenomeno di Marvin Hamlish sono le carte vincenti messe in tavola da un Woody Allen esordiente alle soglie degli anni settanta che si distaccherà progressivamente da questo genere nel giro di pochi anni virando prima verso la commedia brillante e poi verso quella intellettuale che non mi entusiasma gran che anche se devo riconoscere che è un grandissimo autore ed un regista sbalorditivo per la capacità di rendere la telecamera leggera come una piuma.
"Prendi i soldi e scappa" racconta in chiave finto documentaristica la parabola tragicomica di Virgil Starkwell cresciuto a pane e calci in culo per le strade di New York, dopo una fallita carriera da violoncellista, con la prima gag delirante che lo vede suonare nella banda cittadina semovente nella quale il suo strumento si adatta poco, intraprende la carriera di delinquente ma è talmente imbranato da finire in gatta buia di continuo, fra una condanna e l'altra conosce Louise al Central Park, all'inizio voleva rubarle la borsa ma dopo un quarto d'ora ne è già completamente innamorato e dopo mezz'ora abbandona del tutto l'idea di derubarla tanto che diventano compagni di vita nonostante i lunghi intervalli di separazione imposti dai suoi continui arresti causati dalla attività delinquenziale.
Il film è imbottito di gags surreali e demenziali tanto che stilarne una lista sarebbe difficile ma l’andatura è ritmata dagli interventi di coloro che hanno visto crescere Virgil a partire dalla maestra passando per l’insegnante di violoncello, psicologi, carcerieri e soprattutto i genitori in continuo disaccordo perché la mamma è sempre la mamma e lo difende a spada tratta al contrario del papà che non perde occasione per descriverlo come un ladruncolo da strapazzo, entrambi sono anonimizzati dal nasone baffuto sotto gli occhiali di Groucho Marx, spesso anche in queste interpunzioni non propriamente didascaliche si introduce o si commenta un’altra fase della sua vorticosa parabola criminale iniziata scassinando distributori di caramelle a gettone e proseguita fra gioiellerie e banche quasi sempre sfociate in manette ai polsi e condanne pluriennali, i piani narrativi intersecati sono però tre ed il terzo appunto è quello che racconta la tenera storia d’amore tra il nostro scanzonato e “scalzonato” eroe come nella scena in cui si prepara a portare a cena Louise per la prima volta; l’attrice che interpreta la ragazza è uno dei volti più dolci delle attrici newyorkesi degli anni sessanta, la bellissima Janet Margolin che ho ammirato in diversi film fra i quali “Nevada Smith”, “David and Lisa” e il “Segno degli Hannan”, è la prima partner delle tante avute da Allen nella sua carriera e nonostante non sia la più famosa è per me memorabile al pari della Keaton di “Annie Hall” o della Hemingway di “Manhattan”, nonostante il film venga ricordato più per i tanti sketch divenuti dei classici nella filmografia di Allen come l’evasione con la pistola di sapone da tenere a mente per comprendere il finale o la sequenza irresistibile con la ricattatrice collega di ufficio che non muore mai che mi ha ricordato un po il Chaplin di “Monsieur Verdoux” o ancora l’ennesima fuga stavolta dai lavori forzati incatenato ad altri cinque detenuti le scene che ho apprezzato di più sono quelle prettamente romantiche sottolineate dalla bellissima musica di Marvin Hamlish, hanno un sapore seventies impagabile e sono la prova lampante del talento di Allen che ha saputo descrivere con semplicità e gusto sopraffino l’amore riprendendo due ragazzi mano nella mano che passeggiano in un parco, o sulla spiaggia fuori stagione con il cielo plumbeo mentre si abbracciano, anche se lui è un ladruncolo contaballe e lei la commessa di una laundrette c’è l’amore a crear grattacapi dando un senso alle cose e tutte le altre magagne passano in secondo piano.
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