Regia di Pasquale Squitieri vedi scheda film
Figura "particolare" nel Ventennio fascista,Cesare Mori fu soprannominato il "prefetto di ferro",per la rigidità e la protervia nel servire lo Stato di Mussolini,nell'aver fatto arrestare personaggi affiliati al regime,e gli venne affidata la prefettura di Palermo per debellare la mafia:Mori compì da subito azioni decise e mise in galera molta manovalanza malavitosa all'epoca trasmigrata da poco dal brigantaggio all'Organizzazione vera e propria,ma quando arrivò a personalità di spicco,venne fatto senatore e spedito a Roma.Dal libro omonimo di Arrigo Petacco,che sposa la tesi della rimozione di Mori,in quanto fastidioso per personaggi del gotha fascista,la figura del prefetto viene presentata da Squitieri come segnata da rara coerenza,ligio al proprio dovere,e nemico della corruzione:l'abuso di potere è l'altra facciata di un funzionario così decisionista ed il film,che appare a tratti come un western d'ambientazione siciliana,si attiene all'interpretazione storica di Petacco. Pur con il non raffinatissimo approccio ideologico di Pasquale Squitieri,è probabilmente il suo film migliore,anche se Gemma,che era al tempo una garanzia al botteghino,non è forse il più adeguato interprete per una figura così complessa(sembra che non fosse così sottilmente avverso al fascismo,come dimostrerebbe una sequenza,anche se a Bologna,ove fu prefetto prima di tornare al Sud,contenne lo squadrismo locale),rigida negli intenti,ma che qui sembra quasi un personaggio meccanico nella sua imperturbabilità di base.Meglio Satta Flores nel ruolo del braccio destro Spanò,ma la bravura dell'attore sfortunatamente morto troppo presto è cosa comprovata.In sostanza,un film in discreto equilibrio tra spettacolo e impegno,pur se si può essere spesso in disaccordo con le prese di posizione del cinema squitieriano,che ottenne buoni incassi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta