Regia di Lee Daniels vedi scheda film
Scorrono più di 30 anni di storia nei corridoi della Casa Bianca, dove Cecil (Whitaker) - nero e orfano di un padre ucciso a freddo nei campi di cotone dove lavorava - ha trovato lavoro come maggiordomo al servizio di Eisenhower fino ad arrivare all'amministrazione Reagan, per brindare in seguito al primo presidente nero della storia degli Stati Uniti. E da quelle stanze arrivano gli echi della Storia, che ogni tanto fa capolino anche dalla concitata vita del primogenito di Cecil (Oyelowo), un attivista per i diritti civili dei neri: Malcolm X e Martin Luther King, le Pantere Nere e il Ku Klux Klan, la guerra in Vietnam, l'uccisione di Kennedy, lo scandalo Watergate, il doppiogioco di Nixon. In poco più di due ore il pubblico è sottoposto a un bigino di storia americana dalla quale, con l'eccezione di Nixon, tutti i presidenti, emergono come statisti encomiabili. L'idea di raccontare la lentissima conversione di un nero per anni disposto al gioco delle tre scimmiette pur di tenersi stretto il lavoro, ispirato a una storia vera (ormai questa didascalia sta diventando un cliché), è risaputa e presentata in modo semplicistico a beneficio di un pubblico che si reca al cinema con la scorta di Kleenex e nel quale è facile far vibrare le corde del sentimentalismo più vieto con una miscela di dramma familiare, Grande Storia e didascalismi a gogo. Nel cast, tra tanti camei affidati ai siparietti dei diversi presidenti, si fanno notare le presenze completamente fuori posto di due rockstar: Lenny Kravitz e Mariah Carey. E se non funzionano affatto, almeno per questa volta la colpa non è del maggiordomo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta