Regia di Ridley Scott vedi scheda film
Tra un blockbuster (“Prometheus”, 2012) e l’altro (“Exodus”, 2014), Ridley Scott trova il tempo per cimentarsi in un’opera che aveva tutte le carte in regola per far tremare i polsi ai cinefili a partire dalla sceneggiatura che porta la firma prestigiosa di Cormac McCarthy.
Nonostante questo, il risultato fa sorgere qualche dubbio inaspettato.
La vita sentimentale di un procuratore (Michael Fassbender) va alla grande, sta infatti per sposare la bellissima Laura (Penelope Cruz), ma nel frattempo entra anche in un grosso affare di droga insieme a Reiner (Javier Bardem) e Westray (Brad Pitt).
Le cose non vanno come dovrebbero e la vita di tutti i personaggi coinvolti non sarà più la stessa.
L’avidità ti porta a camminare sull’orlo del baratro e basta un attimo per finirci dentro con azioni che derminano traiettorie che una volta tracciate non si possono più cambiare ed il fatto di sentirsi sicuri, come accade al procuratore, il counselor del titolo, non giova a se stessi ne tanto meno a chi gli sta intorno.
Cormac McCarthy sceneggia, come dice lui per prendersi una pausa durante la scrittura di due romanzi, Ridley Scott prende la palla al balzo per tessere la tela di un film che si discosta nettamente dalla sua produzione recente destreggiandosi tra i colori caldi del deserto (e della vita lussuriosa) della zona di confine tra Stati Uniti e Messico (anche se poi è stato girato in Spagna) e i connotati neri che ammantano trama e personaggi.
L’attenzione al dettaglio ed alla composizione delle scene, riporta il miglior Ridley Scott, ma sul resto trapela più di una difficoltà; i dialoghi sono spesso molto lunghi, forse troppo (tanto da essere a volte spossanti e ridondanti), con tanti giri di parole per quanto possano essere anche molto persuasivi, finendo col dilatare eccessivamente lo sviluppo (nella versione “extended cut” si sfiorano i 140 minuti)
In un film dalla scene prolungate, gran peso finisce sulle spalle degli interpreti; decisamente affascinante Michael Fassbender (vestiti casual perfetti di Giorgio Armani) abile a coprire un ampio arco emozionale virato verso la decadenza, Javier Bardem è stravagante ai limiti del pittoresco (aiutano gli abiti selezionati da fuori catalogo di Versace), Brad Pitt sornione e beffardo, Cameron Diaz in versione predatrice (scena cult su una Ferrari gialla), come i ghepardi che tiene in casa la sua Malkina, mentre Penelope Cruz rappresenta l’unica figura immacolata che non può che finire male in arnese senza avere colpa se non quella di essere insieme ad un uomo dalla facciata rassicurante, ma con una vita nascosta.
Una pellicola affascinante, ma anche un po’ dispersiva che non sceglie la dinamicità, se non per una manciata di scene cruente nella seconda parte (che fanno sicuramente effetto), e che si fa forza delle descrizioni per completare un riquadro di benessere ostentato e trucida malavita.
Interessante, tra luci e ombre (che poi sono anche due tratti propri del film).
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