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The Counselor - Il procuratore

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su The Counselor - Il procuratore

di nickoftime
4 stelle

Un amore mai sbocciato. Si potrebbe definire  in questo modo il sentimento che ha caratterizzato il connubio tra Hollywood ed i grandi romanzieri della letteratura americana. Basterebbe pensare ai casi di Raymond Chandler, ed a quello ancor più eclatante per i drammatici risvolti che provocò sulla sua tenuta psicologica, di Francis Scott Fitzgerald, l'autore de "Il grande Gatsby", stritolati dalle regole di un sistema capace di annichilirne l'ispirazione. Una questione su cui “The Counselor- il procuratore" si inseriva in maniera prepotente per il fatto di presentare tra le sue fila uno scrittore come Cormac McCarthy, considerato tra i più importanti del panorama contemporaneo, e già noto a questi livelli per aver fornito il libro che ha consentito ai fratelli Cohen di vincere un meritato Oscar. Rispetto a “Non è un paese per vecchi” – questo il titolo del testo e poi del lungometraggio di cui parlavamo poc’anzi-il nuovo film di Ridley Scott presentava il vantaggio di avere a disposizione McCarthy in veste di sceneggiatore, con un plot assolutamente originale, non derivato da una stesura preesistente, ma scritto appositamente per il grande schermo. Un particolare da tener presente, non tanto per valutare le qualità di scrittura dell’autore, ma piuttosto per rendere conto della variante rappresentata da un procedimento che partiva da un insolita premessa.    Per la prima volta infatti nella carriera di McCarthy la parola e le sue manifestazioni dovevano rispondere ai requisiti del cinema, un contenitore affascinante  ma complesso per la difficoltà di adattare la parola all’immagine. Per affrontare la sfida il drammaturgo chiama a raccolta alcuni pezzi forti del suo repertorio. Al centro della scena c’è infatti una vicenda di sangue, ed a metterla in moto un protagonista che tenta di forzare gli eventi rimanendone schiacciato. Il procuratore, uomo senza nome ma dal forte senso etico (“E’ per questo che piaci alle donne”, gli dice Reiner, spregiudicato uomo d’affari con cui entrerà in società) è infatti il tipico rappresentante di un mondo in via d’estinzione, in cui la visione romantica dell’esistenza e la fede nei valori tradizionali ha ceduto il passo alla cupidigia ed al nichilismo della natura umana.    Una tentazione che colpisce anche il protagonista, quando nel tentativo di assicurarsi una vita da sogno decide di gestire un carico di droga proveniente dal confine messicano per conto di un potente cartello della malavita. A fargli da intermediario oltre a Reiner (un Javier Bardem con la solita capigliatura eccentrica) è Westray, habituè del malaffare che lo mette in guardia sui rischi dell’impresa. Il consiglio inascoltato si trasforma in una trappola per topi quando la sparizione del prezioso carico scatena la vendetta di chi è convinto che il procuratore ed i suoi soci siano i responsabili dell’accaduto.
  Ritornato sulla terra (Prometheus) Ridley Scott si tuffa nella contemporaneità con un thriller anomalo a cominciare dalla sua ambientazione, metà urbana, rappresentata da microcosmi di una socialità dedita al profitto ed all'intrigo, metà agreste, costituita dagli spazi aperti ed in generale dall'inconfondibile repertorio paesaggistico dello stato del Texas, new frontier dove si sviluppano e prendono quota istinti ancestrali e sindrome di morte, come testimonia la sequenza del leopardo che caccia la sua preda in uno dei rari momenti in cui la telecamera sembra accorgersi della presenza dell'ambiente circostante.
  Efficace come al solito nel far risaltare la fotogenia dei suo attori regalandogli una serie continua di piani medi e ravvicinati che valorizzano la plasticità dei corpi e la loro canonica bellezza, Scott, non riesce a cambiare passo, restituendo l'universo di McCarthy con immagini commerciali, che nella pulizia compositiva e nella patina di una fotografia che esalta i contrasti di colore, poco si addicono ai "luoghi oscuri" dell'artista di Providence. Una mancanza di profondità che appartiene anche al profilo psicologico dei suoi protagonisti, in alcuni casi assolutamente di facciata (il personaggio di Laura, la donna del protagonista intepretata da Penelope Cruz è poco più che un cameo) in altri, parliamo dei cattivi, sintonizzata su una recitazione sopra le righe che toglie ambiguità al villain di Javer Bardem, e finisce per ridicolizzare la spregiudicatezza di Malika, la dark Lady impersonata da Cameron Diaz, tolta alla commedia per una parte che la costringe a scene weirdo, come quella in cui deve mimare un amplesso acrobatico sul parabrezza di una macchina, oppure a sequenze superflue - la conversazione con Laura a proposito delle sue fantasie sessuali e la confessione sui generis -che la vedono impegnata in dialoghi ed azioni che faticano a trovare un senso sul piano della coerenza narrativa. Appesantita da dissertazioni filosofiche che dovrebbero essere il risultato di una speculazione che la vuota formalità del film non riesce a contenere, "The Counselor" non riesce neppure a sfiorare la dialettica tra personaggi ed ambiente, che è motivo fondante della poetica di McCarthy. Così alla fine a prevalere più che il determinismo selvaggio e misterioso del ciclo vitale dell'esistenza è il sensazionalismo truculento e sadico utilizzato per colpire i trasgressori (in termini di stranezza ed efficacia la garrota messa a punto dai sicari ricorda la pistola pneumatica di Cigurh del film dei Cohen) e la sensazione di un turismo cinematografico che chiama in causa, e spiace dirlo, anche la penna di chi l'ha concepito.
(icinemaniaci.blogspot.com)

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Ultimi commenti

  1. Marcello del Campo
    di Marcello del Campo

    Una precisazione. Tra gli ‘amori mai sbocciati’ di Raymond Chandler-Hollywood ci sono “La fiamma del peccato”, 1944 [R.C. sceneggiatura dal romanzo “Double Indemnity” di James Cain; Billy Wilder regia]; “L’ombra del passato”, 1944 regia di Edward Dmytryck [da "Murder, My Sweet" di R.C.]; “La dalia azzurra”, 1946 regia di George Marshall [“The Blue Dahlia", scritto e sceneggiato da R. C.]; “Il grande sonno”, 1946, regia di Howard Hawks [dal romanzo di R.C. “The Big Sleep”, sceneggiato da William Faulkner]; “Una donna nel lago”, 1947, regia di Robert Montgomery [dal romanzo "Lady in the Lake" di R.C.]; “La moneta insanguinata”, 1947, regia di John Brahm ["The Brasher Doubloon", soggetto scritto per lo schermo da R.C.]; “Delitto per delitto”, conosciuto anche come “L'altro uomo”, 1951, regia di Alfred Hitchcock [dal romanzio di Patricia Highsmith “Strangers on a Train", sceneggiato da R.C.]. Tutto questo negli anno 40/50! Alle soglie dei Settanta inizia la ‘Raymond Chandler Renaissance’: “L'investigatore Marlowe”, 1969, regia di Paul Bogart [dal romanzo “The Little Sister” di R.C., sceneggiatura di Stirling Silliphant]; “Il lungo addio”, 1973, regia di Robert Altman [dal romanzo di R. C. "The Long Goodbye", sceneggiatura di Leigh Brackett]; “Marlowe, il poliziotto privato”, 1975, regia di Dick Richards, remake dell’”Ombra del passato” del 1944 [dal romanzo di R. C. "Farewell, My Lovely" (“Addio mia amata”]; “Marlowe indaga”, 1978, regia di Michael Winner [remake insulso del “Grande sonno” di R.C.- William Faulkner- Howard Hawks]. Negli anni Ottanta un solo film: Robert B. Parker, un rispettabile scrittore di noir, grande ammiratore di R.C. pone mano al romanzo incompiuto di R. C. “Poodle Spring” e lo porta a compimento. Bob Rafelson ne trae un buon film per la televisione, “Marlowe - Omicidio a Poodle Springs”, 1998. Scrivere che Raymond Chandler ha avuto rapporti contrastati con Hollywood non è assolutamente vero: i film che ho elencato, molti dei quali ‘capolavori’, altri non meno che ‘buoni’ film, un solo brutto film, dicono il contrario. Un saluto.

  2. nickoftime
    di nickoftime

    Evidente la cantonata, doverosa l'enciclopedia sopra postata. Un saluto

  3. nickoftime
    di nickoftime

    Aggiungo per amor di cronaca che a proposito di Chandler e del suo amore mai sbocciato c'è oramai una letteratura ed alcune lettere dello scrittore in cui egli stesso afferma di non amare hollywood e di detestare il modo in cui quel sistema lo obbliga a lavorare. Questo al di là dei risultati delle sceneggiature da lui firmate. De "La fiamma del peccato" sono noti i contrasti con WIlder, così come quelli con Hitchcock. Quindi dire che Chandler ha avuto "rapporti contrastati" è vero. Diversamente mi rendo conto che la produzione "cinematografica" di Chandler farebbe pensare ad un ispirazione comunque presente, mentre io parlo di ispirazione annichilita,

  4. Marcello del Campo
    di Marcello del Campo

    Se esiste uno scrittore che abbia avuto rapporti idilliaci con lo star system, sarei soddisfatto di saperlo, - parlo di grandi scrittori. Del resto, anche in campo editoriale, c'è ampia pubblicistica e diaristica sui rapporti tra scrittori e editori. "I colloqui con il professor y" di Cèline è forse il documento più ribaldo che illustra la veemenza con cui lo scrittore aggredisce Gallimard. Su questo siamo d'accordo. Non lo sono quando scrivi che questi rapporti sono stati annichilenti per l'ispirazione di Chandler, il quale, - hai ragione, - a Hollywood non ci mise mai piede. Non ho visto ancora il film tratto da McCarthy [mi correggo: tratto dalla sceneggiatura scritta da McCarthy] e, a leggere la tua recensione, ho la sensazione che anche in questo caso, lo scrittore sia stato 'tradito'. Contrariamente a quanto molti dicono e scrivono, non c'è un solo film tratto dallo scrittore di Rhode Island che mi sia piaciuto. Grazie dell'ospitalità. Ciao.

  5. nickoftime
    di nickoftime

    SIcuramente hai ragione sulla banalità della mia apertura ma quell'inizio voleva restituire un immaginario che il cinema americano ha contribuito a determinare attraverso una serie di situazioni archetipe che enfatizzano la problematicità di quel rapporto, rendendolo in qualche modo mitico..penso ad un film come Barton Fink e per restare in tema a Gli ultimi fuochi di Scorsese in cui Fitzgerald riversava la drammaticità di quella condizione. Tornando a The Counselor non fatico a pensare che il film di Scott non risollleverà lo score delle opere tratte dallo scrittore americano, ma sarei curioso di sapere le tue considerazioni post visione. Ti ringrazio per la condivsione e le precise puntualizzazioni, augurandoti una buona serata. Ciao

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