Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Nuovo irritante esperimento del provocatorio regista danese.
La mia irritazione verso il cinema di Lars von Trier è direttamente proporzionale, penso, alle aspettative suscitate da almeno alcune delle sue prime opere. Il termine irritazione è quello più appropriato ad opere cinematografiche come Nymphomaniac: è lo stesso sostantivo che utilizzò, durante una rassegna cinetelevisiva, il critico Vieri Razzini a proposito di Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders e che condivisi pienamente.
Questa ennesima fatica di Lars von Trier (e se è stata una fatica per il regista, figuriamoci per il povero spettatore) mi ha ricordato La filosofia nel boudoir del Marchese De Sade, per le sue programmatiche crudeltà e provocatorietà, ma anche per una sua insita monotonia, che sfocia sovente in noia. Allo stesso tempo, Nymphomaniac si caratterizza per una impostazione antifreudiana, che vuole la ninfomania non come una malattia o un disordine sessuale, ma come mezzo di autoaffermazione attraverso il sesso, anche se può fare molto male.
E se invece la chiave di lettura andasse trovata nel testo, peraltro non esageratamente elaborato, della canzone Hey Joe, scritta da Billy Roberts e portata alla celebrità da Jimi Hendrix, qui cantata dalla protagonista Charlotte Gainsborough, che interpreta appunto un personaggio, femminile, di nome Joe.
So che mi risponderebbe di sì, ma mi vorrei ugualmente togliere la soddisfazione di chiedere alla intensa protagonista: ne valeva la pena?
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